By Filippo Jacopo Carpani
L’attacco dell’Iran contro Israele non si è ancora verificato e i tempi della “vendetta” degli ayatollah per la morte dei loro ufficiali a Damasco sembrano dilatarsi. Fonti della Casa Bianca hanno riferito alla Cnn che gli Stati Uniti si aspettano che Teheran colpisca “molteplici obiettivi” nei territori controllati da Tel Aviv nei prossimi giorni, quindi anche oltre le 48 ore previste nelle dichiarazioni diffuse tra giovedì 11 e venerdì 12 aprile.
Le forze americane si sono dette inoltre pronte ad aiutare lo Stato ebraico nell’intercettare qualsiasi arma lanciata dalla Repubblica islamica o dai suoi proxy. In particolare, la portaerei Dwight D. Eisenhower ha risalito il Mar Rosso per coprire il fianco meridionale e altre navi sono state schierate in posizioni difensive, mentre le basi presenti in Siria e Iraq potranno aiutare nella difesa della parte nord del Paese. I loro sistemi antiaerei sono stati rafforzati proprio in previsione dell’attacco di Teheran o di azioni ostili da parte delle milizie finanziate dagli ayatollah. Ieri, il presidente Joe Biden ha dichiarato che gli attacchi sarebbero arrivati “più prima che poi”, spiegando che le sue previsioni si basano sui rapporti dell’intelligence e rivolto un messaggio all’Iran: “Non fatelo”.
Da parte sua, Israele ha mantenuto lo stato di massima allerta su tutto il territorio nazionale. Il premier Benjamin Netanyahu ha affermato che le Idf sono pronte “in termini sia difensivi, sia offensivi” e che qualunque attacco diretto contro il territorio ebraico non resterà impunito. Venerdì 12 aprile, il primo ministro ha presieduto a una riunione con i vertici della sicurezza in cui sono stati approvati piani per colpire direttamente l’Iran in caso di attacco. Nei giorni scorsi, le autorità ebraiche hanno richiamato i riservisti, ritirato parte delle truppe da Gaza e preallertato l’aviazione.
Le tensioni nell’area non preoccupano solo le parti direttamente coinvolte. Diverse compagnie aeree hanno infatti deciso di sospendere o cambiare le rotte che passano nei cieli dell’Iran. L’australiana Qantas ha annunciato che la tratta Perth-Londra subirà delle variazioni, mentre Lufthansa ha riferito che fino al 18 aprile non effettuerà voli da e per Teheran. “La compagnia aerea inoltre non utilizza più lo spazio aereo iraniano”, ha aggiunto in una nota, sottolineando come anche la sua controllata Austrian Airlines abbia seguito l’esempio.
Inoltre, svariati Paesi tra cui Germania, Francia e Regno Unito hanno invitato i propri cittadini a non viaggiare nella regione o a lasciare l’Iran e lo Stato ebraico.