L’indiscrezione, Tajani e Salvini vicepremier: Meloni blinda il nuovo governo

Spunta l’ipotesi di un governo a tre punte. A 48 ore dal voto, le consultazioni per la formazione del nuovo governo sono iniziate. La deadline per la definizione dell’esecutivo è fissata per fine ottobre, ma l’intenzione è quella di accelerare e stringere i tempi in modo da dare un segnale al Paese. E così per blindare il governo Giorgia Meloni propone ai leader di condividere con lei il peso politico di questa avventura. Come? Rilanciando l’istituto dei vicepremier, con Matteo Salvini e Antonio Tajani in modo da avere una camera di consultazione continua a Palazzo Chigi.

Resta da capire se il leader della Lega e il coordinatore di Forza Italia avrebbero anche un ruolo ministeriale oppure se si dedicherebbero a questo incarico a tempo pieno, in una vera governance centrale allargata. Per quanto riguarda la squadra una prima indicazione di metodo è quella della ricerca delle migliori energie, anche al di fuori dalla provenienza partitica, a condizione che siano compatibili con il programma e con il progetto. Guido Crosetto, parlando con Il Messaggero, ha detto che ogni partito dovrebbe «indicare le migliori persone che ha per ciascun dicastero.

Poi si pescherà in quelle rose di nomi che potranno essere politici o tecnici». Uno dei ruoli più delicati sarà quello del ministro dell’Economia che dovrà affrontare subito il dossier della legge di Bilancio e continuare a lavorare sulla questione ristori e bollette. L’idea è procedere a uno spacchettamento chiamando Fabio Panetta, membro del consiglio direttivo Bce, o Domenico Siniscalco, già ministro dell’Economia tra il 2004 e 2005, a presiedere il ministero del Tesoro. Alle Finanze andrebbe invece Maurizio Leo che conosce come pochi altri in Italia la macchina di Via XX Settembre e potrebbe quindi stabilire il giusto feeling con le figure apicali. Per il ministero dell’Interno le ambizioni di Salvini non sono certo nascoste. Ma ci sono anche altre ipotesi in campo.

Ad esempio quella di Matteo Piantedosi, già capo di gabinetto proprio con il leader della Lega al Viminale. Oppure Giuseppe Pecoraro, ex prefetto di Roma e candidato da Fdi alle elezioni ma sconfitto in un uninominale a Napoli. Senza dimenticare una figura di riconosciuto valore come Alfredo Mantovano. Il successore di Marta Cartabia alla Giustizia potrebbe essere l’ex magistrato, eletto tra le fila del centrodestra, Carlo Nordio, ma in lizza c’è anche Giulia Bongiorno. Per lo Sviluppo Economico gira il nome di Antonio D’Amato (presidente di Confindustria dal 2000 al 2004), ma potrebbe anche essere confermato Giancarlo Giorgetti. Al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti potrebbe arrivare Fabio Rampelli (ora vicepresidente della Camera). Altro nome è quello del leghista Edoardo Rixi (sottosegretario in quello stesso ministero durate il Conte I). Per gli Esteri in pole position ci sono due ambasciatori: Giulio Terzi di Santagata e Stefano Pontecorvo. Marcello Pera potrebbe approdare alle Riforme o all’Istruzione, ma potrebbe anche avere un incarico parlamentare. Sempre per l’Istruzione gira il nome Luca Ricolfi, autore, con la moglie Paola Mastrocola, del libro «Il danno scolastico». Per Tajani si parla del ministero Difesa dove indosserebbe le vesti del garante delle posizioni filo-atlantiste del governo. Al Turismo potrebbe rimanere Massimo Garavaglia, mentre alle Politiche Europee potrebbe approdare Raffaele Fitto, europarlamentare uscente e punto di riferimento di Giorgia Meloni per i rapporti con l’Ue.

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