By Francesco Storace (SdI)
Cancellare Salvini o chiudere Repubblica? “La seconda che hai detto”, recitava Guzzanti in televisione. E poniamo il caso che il Secolo d’Italia intervistasse Vittorio Feltri per poi fare il titolo con le stesse, violente, modalità della voce della sinistra italiana. Chiudere Repubblica: come la prenderebbero quei signori? Se per un fotomontaggio – anche qui nel parallelismo con Salvini – sul suo cronista Paolo Berizzi hanno fatto il diavolo a quattro, figuriamoci che cosa avrebbero combinato. Ieri sera sono riusciti pure a scatenare l’allarme bomba in redazione, rientrato dopo pochi minuti perché non c’era nulla.
Eppure, sembra tutto normale. E chissà come va cancellato Salvini. Poi, la faccia tosta della “spiegazione”. Repubblica, hanno “precisato”, si è limitata a riportare e sintetizzare in un titolo di prima pagina il senso di un’intervista al capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio sul tema delle politiche migratorie da cambiare, a partire dai decreti sicurezza.
Aggiungendo: “Trasformare la sintesi di un’intervista in un attacco personale è indebito e anche un po’ indecente”. No, indecenti siete voi, signori di Repubblica. Voi esponete al linciaggio un leader politico, giocando con titoli e parole in prima pagina, e mutuandone l’odio che gli rimproverate. Tanto più che scrivete anche di decreti “già criticati dal Quirinale”. Dietro quel titolo volete far credere che ci sia un mandante di nome Mattarella?
Questa è la vergogna di un giornalismo a senso unico. Possono sparare – per ora virtualmente – contro i nemici, ma guai se nel mirino opposto finiscono loro. Frignano, invocano solidarietà, sono patetici. Nel caso Salvini hanno però giocato davvero a fare male. Se ce l’avete con i decreti sulla sicurezza, bastava titolare “Cancellare quei decreti”. Oppure “cancellare la Salvini”. E ancora “cancellare i decreti Salvini”. No, hanno preferito sparare ad alzo zero. E’ come se non ci fosse differenza tra “cancellare la Fornero” e “cancellare Fornero”.
Lo fanno tirando per la giacchetta anche il Capo dello Stato, che li ha “criticati”. Operazione da killeraggio, non c’è alcun dubbio, sulla quale si registrano i soliti silenzi. Di Mattarella, e stavolta è davvero grave. Della sinistra, che non sa se esserne contenta perché può trasformarsi in autogol. E pure delle sardine, ovvero quei ragazzetti che dicono di scendere in piazza contro l’odio. Magari sventolando proprio Repubblica.
Non è affatto normale che si trincerino a bocca chiusa. Perché mai come in questo caso il silenzio è complice. Ed è davvero vergognoso che sulla prima pagina di Repubblica – diffusa in chissà quante rassegne stampa televisive e social – si possano scrivere impunemente cose del genere senza che si senta il dovere di dire basta. Cariche istituzionali, leader politici di sinistra, non ve la cavate voltandovi dall’altra parte, perché date un pessimo esempio. Bastava almeno riecheggiare quello che ha detto il pentastellato Di Stefano contro quel titolo di Repubblica, definito sbagliatissimo.
Così come è singolare registrare la singolare afonia dell’ordine nazionale dei giornalisti. Il compagno Giulietti non riesce a biascicare neppure una parola. Idem per i sindacalisti della federazione nazionale della stampa. Proprio non riescono – costoro – a dire al direttore di Repubblica e ai suoi cronisti che roba del genere è da volantino di sezione e non da grande testata nazionale.
Ma questo è lo stato della democrazia italiana con l’ipocrisia dominante in una politica sempre più faziosa. Con media sempre più schierati. Con istituzioni che appaiono sempre più di parte. Sempre la stessa parte. A tutto questo bisogna porre fine. Altro che cancellare un leader politico.