La sconfitta brucia il sedere: femministe e centri sociali cercano la strategia nelle piazze e nei licei. Ma è un boomerang

Mandano in campo le femministe e i centri sociali. Le prime scendono in corteo aggrappandosi disperatamente agli slogan degli anni ’70. Nelle scuole gli antagonisti penetrano facendo leva sugli studenti del collettivo. Già preparano le occupazioni, girano i video dei giovani “falce e martello” che si riuniscono per urlare «siamo tutti antifascisti». A sinistra sono sempre più patetici. Non cambiano di una virgola la campagna d’odio degli ultimi mesi. La sconfitta brucia e inseguono la “vendetta”, La sola idea che la prima donna destinata ad essere premier in Italia sia di destra non gli va giù. Uno schiaffo, un’umiliazione. Un “evento” che fa crollare il castello di sabbia che avevano creato e che mette in evidenza la loro ipocrisia politica. O meglio, l’inadeguatezza delle loro proposte. Fino ad oggi non hanno saputo fare altro che parlare di “quote rosa”, di “architetta”, “medica” e “assessora”. Giochi linguistici per mandare in pasto alla gente che siano i paladini della difesa delle donne.

In campo scendono le femministe, di cui per anni si erano perse le tracce. Tornano i vecchi slogan, tipo “l’utero è mio e lo gestisco io”. Prendono a pretesto l’aborto, manipolando a modo loro le parole di Giorgia Meloni. Parlano – non si capisce il perché – di una destra che vuole “usare” il corpo femminile. Fuffa, solo fuffa. Nel carosello delle menzogne dette per screditare l’avversario politico, c’è anche questo. Nella “lotta dura senza paura” si inseriscono i centri sociali, pronti a sfruttare qualsiasi situazione per creare il caos. Ogni anno le occupazioni delle scuole, per racimolare qualche consenso. Stavolta la “scusa” è il pericolo nero, quello che il Pd ha sventolato in campagna elettorale. E chissenefrega, la loro logica, se le occupazioni sono un atto di prevaricazione e che la maggior parte degli studenti è contraria.

I primi sussulti si sono visti tra liceo Argan, cine-tv Rossellini e nello storico Virgilio a via Giulia. I primi due, con il sostegno del centro sociale Osa, hanno rotestato di fronte alle scuole per il diritto all’aborto “sicuro, libero e gratuito”.  Più o meno lo stesso al liceo classico Albertelli, a pochi passi dalla Stazione Termini, tra slogan e la scritta “Il Pilo è antifà”. Al liceo Manzoni di Milano le scritte “Meloni a piazzale Loreto” e “Salvini appeso”, oltre a un’occupazione-lampo contro il nuovo governo (che ancora non ha messo piede a Palazzo Chigi).

L’obiettivo è una stagione di proteste, prima ancora della nascita del nuovo governo. Una sorta di avvertimento preventivo. Per Daniela Santanchè. «attaccano Giorgia Meloni solo perché è riuscita a fare ciò in cui loro hanno fallito. Tacciono sulle coraggiose iraniane che si battono contro il regime islamico perché è una battaglia scomoda. Questa è la sinistra, queste sono le femministe nostrane: oltre l’ipocrisia il nulla».

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