La Nato punta a Est, lo scacco a Russia e Cina

Esserci senza dare l’impressione di esserci veramente. Al summit di Vilnius, la Nato ha sancito il rafforzamento drlla cooperazione con il cosiddetto gruppo Ap4, o partner dell’Asia-Pacifico dell’Alleanza atlantica, formato da Australia, Giappone, Corea del Sud e Nuova Zelanda.

Si tratta, in sostanza, dell’ulteriore consolidamento di una tendenza che risultava evidente già un anno fa, in occasione del precedente vertice Nato tenutosi lo scorso giugno a Madrid. I leader dell’Ap4 avevano riconosciuto l’indivisibilità della sicurezza dell’Indo-Pacifico e dell’Europa, gettando le basi per un filo rosso capace di collegare le due aree geopolitiche. I presenti avevano inoltre condiviso di buon grado la volontà di coordinare e promuovere la loro collaborazione come partner della Nato, facendo uso dei rispettivi vantaggi, e assumendo un ruolo guida nell’approfondire la comunicazione tra l’Indo-Pacifico e la stessa Organizzazione.

A Vilnius è dunque andata in scena la seconda parte del dossier relativo alla proiezione dell’ombra della Nato in Asia orientale. Senza inglobare nuovi membri, l’Alleanza atlantica si limiterà a puntare sempre di più sui Paesi dell’Ap4, probabili e prossimi “alfieri Nato” incaricati di contenere le minacce regionali (l’ascesa della Cina, il dinamismo asiatico della Russia e i test missilistici della Corea del Nord) con ricadute globali.

Come si legge sul sito della Nato, l’Indo-Pacifico è importantissimo per l’Alleanza, dato che gli sviluppi in quella regione possono influenzare direttamente la sicurezza euro-atlantica. È da questa concezione che la Nato ha intensificato la cooperazione con i suoi partner nella regione indo-pacifica negli ultimi anni, culminata nella doppia partecipazione dei capi di Stato e di governo di questi partner ai vertici di Madrid e Vilnius.

Va da sé che ogni membro dell’Ap4 mantiene relazioni bilaterali con l’Alleanza, orientate da un documento quadro di partenariato concordato congiuntamente, e che identifica le aree di reciproco interesse per la cooperazione. L’Organizzazione ha recentemente aggiornato tali accordi, in modo tale da incrementare il proprio raggio d’azione in un’area altamente strategica

Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda hanno in sostanza aderito al nuovo Individually Tailored Partnership Programme (Itpp) della Nato. Per la cronaca, tali Itpp sono quadri di impegno con l’Alleanza atlantica basati sulle capacità, esigenze e interessi individuali di un partner, e comportano il suo coinvolgimento amministrativo, finanziario e pratico in vari gruppi di lavoro e iniziative.

Come ha sottolineato Japan Times, in generale i suddetti accordi, che fanno parte di un nuovo formato Nato per i partner globali, offrono loro opportunità per sviluppare l’interoperabilità con le forze armate dell’Alleanza atlantica, nonché una piattaforma per coinvolgere, condividere informazioni e migliorare la consapevolezza situazionale su varie questioni. Facilitano inoltre la cooperazione su questioni transnazionali che attraversano i confini regionali, come la libertà di navigazione.

Dunque, se da un lato la Nato ha messo in cima all’agenda delle priorità le minacce cinesi, russe e nordcoreane inerenti all’area indo-pacifica, dall’altro lato la Cina vede come fumo negli occhi la volontà della stessa Alleanza di penetrare nel continente asiatico.

Da Pechino ripetono da settimane che l’avanzata della Nato nell’Asia-Pacifico peggiorerà indubbiamente la stabilità nella regione. “La continua espansione verso est della Nato nella regione dell’Asia-Pacifico e l’interferenza dell’Alleanza negli affari regionali mineranno inevitabilmente la pace e la stabilità”, ha tuonato Mao Ning, portavoce del ministro degli Esteri, in una recente conferenza stampa.

Pubblicato da edizioni24

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