La Nato gela Kiev: nessuna tempistica per Kiev nell’Alleanza. Ira di Zelensky

La Nato non convince Volodymyr Zelensky e l’Ucraina non strappa promesse cristalline alla Nato. Il segretario generale Jens Stoltenberg promette l’impegno dell’Alleanza per far sì che Kiev ne faccia parte in futuro e a guerra finita, con un percorso anche velocizzato sotto certi aspetti formali. Ma la decsione di non formalizzare un percorso a tappe con tempi certi pesa sulla percezione di un documento che ai sostenitori della causa ucraina appare come una rivisitazione delle promesse del summit di Bucarest di 15 anni fa.

Il presidente ucraino era stato chiaro. Aveva già detto di ritenere “assurdo” non fornire tempistiche certe al suo Paese, pur coinvolto in una guerra che esclude formalmente l’adesione. A margine del summit di Vilnius, città dove ha anche messo in piedi un comizio per sostenere la causa del suo Paese, Zelensky ha scritto su Twitter di avere fiducia nelle decisioni, nei partner, e in una Nato forte e che “non esita”. Ma quella frase della nota di Bruxelles in cui l’Alleanza afferma che sarà “in grado di estendere un invito all’Ucraina ad aderire all’Alleanza quando gli alleati saranno d’accordo e le condizioni saranno soddisfatte” appare come qualcosa anche superiore a una doccia gelata.

Le frizioni esistono, dunque, e il summit di Vilnius non fa che rafforzare questa visione non di spaccatura ma di divergenza sul futuro dell’Ucraina all’interno del blocco occidentale. Le frasi di Joe Biden  prima dell’incontro in Lituania avevano già fatto intendere, del resto, quale fosse il progetto di Washington. Pieno sostegno all’Ucraina e garanzie alla sua sicurezza anche con un più ampio supporto militare, ma nessun “condono” nel percorso di adesione alla Nato, che dovrà rispettare i parametri richiesti per qualsiasi Paese e l’accordo di tutti gli alleati. Stoltenberg ha rimarcato che quanto deciso a Vilnius non è una riproposizione di quanto promesso 15 anni fa a Bucarest, e in particolare il fatto che il processo, da sempre basato su due passaggi, per Kiev ne avrà uno solo, senza il cosiddetto “piano d’azione”. Tuttavia, il messaggio che arriva dal vertice dei capi di Stato e di governo atlantici è che al momento non passa la linea più favorevole alla causa di Kiev nell’Alleanza, ma quella dei più cauti: in particolare degli Stati Uniti e della Germania.

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