Un’Italia forte e credibile fuori dai confini nazionali è soprattutto un’Italia capace di affermare gli interessi e i bisogni dei suoi cittadini”. Alla vigilia di un importante Consiglio europeo, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso delle comunicazioni alla Camera e al Senato ha ribadito “l’orgoglio” per la ritrovata centralità che l’Italia ha saputo conquistarsi nei consessi europei e internazionali. È un orgoglio che si esprime nei confronti di quanti con il governo di centrodestra la “preconizzavano isolata”, ma anche e forse soprattutto nella consapevolezza che ora il Paese può davvero incidere, con la forza “della sua tradizione di dialogo e del suo ruolo geopolitico”, in dinamiche che escono dai confini nazionali e che impattano a livello europeo e globale. Dunque, è forte di questa “responsabilità” che l’Italia si presenta al Consiglio europeo, sul cui tavolo permangono sfide “prioritarie”: l’aggressione all’Ucraina, la sicurezza, la difesa, la migrazione. Ed è con questo stesso orgoglio che Meloni ha avvertito che quelle sul Mes sono “polemiche inutili”, perché “prima del merito c’è il metodo su come difendere l’interesse nazionale”, e ha lanciato un monito alla Bce, avvertendo che il rialzo dei tassi rischia di provocare più danni dell’inflazione.
L’opposizione, in entrambi i rami del Parlamento, a parte qualche strepito della sinistra, le tristi ironie di Conte e la sostanziale dimostrazione di impotenza del Pd, ha assistito a una relazione dettagliata e a risposte, punto su punto, del premier, in entrambe le repliche di una giornata intensa e pesante per la Meloni. Le accuse alla Bce per il rialzo dei tassi, anticipate da alcune ministri, sono state confermate, così come la decisione di rimettersi all’aula sulla ratifica del Mes, la settimana prossima. Ma sul fronte economico anche la difesa del lavoro fatto dal governo sul fronte del Pnrr, con il ministro Fitto accanto a lei, alla Camera, ha dato forza alla discussione e alle tesi della maggioranza, che ha poi approvato le risoluzioni di sostegno al premier in vista del Consiglio europeo.
“Nelle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo il presidente Giorgia Meloni ha confermato la fermezza della linea dell’Italia su varie questioni fondamentali. Il sostegno all’Ucraina supera ogni interesse di propaganda portato avanti da chi accetta l’invasione di una Nazione da parte di un’altra militarmente più potente”, commenta il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti.
“Secondo Fratelli d’Italia, come ha sottolineato il presidente Meloni, la difesa della sicurezza e della libertà non può prescindere dal partenariato strategico fra Ue e Nato. Sul Mes, l’unico obiettivo dell’Italia è la difesa dell’interesse nazionale che – prosegue – ci consentirà di affrontare il negoziato con un approccio che valuti le nuove regole del Patto di stabilità, il completamento dell’Unione bancaria e i meccanismi di salvaguardia finanziaria nel loro complesso”. “Infine, l’Italia ha finalmente cambiato l’approccio sulla gestione dell’immigrazione, con la finalità di ottenere risultati concreti strutturali e duraturi. Si è invertita la rotta rispetto ai precedenti governi e questa è la strada giusta. Ne è la dimostrazione anche l’economia italiana che cresce ogni giorno. Se ne faccia una ragione la sinistra, la loro propaganda ha fallito su tutti i fronti”, conclude Foti.
Posizioni che il premier ha ribadito con forza poi nelle repliche alle contestazioni dell’opposizione, assestando alcuni colpi durissimi come quello al leader di Sinistra italiana che l’accusava di voler difendere l’Italia dai “bambini che muoiono”: “Dobbiamo difenderci” non dai bambini che muoiono “ma dai trafficanti che li uccidono, che hanno fatto miliardi di euro sulla pelle di quei bambini e di quelle persone sfortunate, mentre i vostri occhi erano rivolti altrove”, ha ricordato il premier, ugualmente ferma nel respingere al mittente le critiche di chi l’accusava di aver fatto un’invasione di campo rispetto alla Bce. “Difendo l’indipendenza della Banca centrale europea e difendo il mio diritto a valutare le decisioni che vengono prese, perché questo è il ruolo della politica”, ha affermato il premier, sottolineando di ritenere “che sia nella mia responsabilità venire in Aula e spiegare al Parlamento italiano qual è la posizione che l’Italia ha tenuto su questa materia nelle sedi competenti”.
Meloni ha ricordato che quella sulla riforma della governance europea “è una partita complessa, sulla quale io credo che l’Italia abbia obiettivi condivisi da gran parte delle forze politiche e che sono stati oggetto di sostegno bipartisan già con i Governi precedenti”. “Per questa ragione, lo voglio dire con serenità ma anche con chiarezza non reputo utile all’Italia alimentare in questa fase una polemica interna su alcuni strumenti finanziari, come ad esempio il Mes“, ha sottolineato Meloni. Il faro è sempre lo stesso: l’interesse dell’Italia. E oggi richiede di “affrontare il negoziato sulla nuova governance europea con un approccio a pacchetto, nel quale le nuove regole del Patto di stabilità, il completamento dell’Unione bancaria e i meccanismi di salvaguardia finanziaria si discutono nel loro complesso nel rispetto del nostro interesse nazionale. Prima ancora di una questione di merito c’è una questione di metodo su come si faccia a difendere l’interesse nazionale”.
Il premier, che nel suo discorso è stata più volte interrotta dagli applausi dei deputati, ha voluto ricorda la tragedia dei migranti al largo delle coste greche, rinnovando “la vicinanza del governo ai familiari delle vittime” e confermando “il nostro impegno in ogni sede a stroncare il disumano traffico di esseri umani che continua a mietere vittime nel Mediterraneo”. “Al Consiglio europeo straordinario del febbraio scorso, grazie all’azione dell’Italia, finalmente è stato riconosciuto da tutti gli Stati membri e dalle istituzioni europee che la migrazione è una sfida europea e dunque richiede risposte europee”, ha ricordato Meloni, sottolineando che la sfida è ottenere “risultati strutturali e duraturi, anche se ci vorrà tempo”.
L’impegno dell’Ue, dunque, deve essere quello di utilizzare i fondi per contrastare l’immigrazione illegale, che penalizza quella legale, e non per gestirla, e di guardare all’Africa, con quel cambio di passo che il governo italiano ha sintetizzato nella formula del Piano Mattei. Favorire la stabilizzazione del continente, a partire dalla sponda mediterranea, è una sfida inderogabile, a partire dall’imminenza della situazione in Tunisia, la cui “stabilità è fondamentale per il Mediterraneo e l’Europa”.
Meloni, poi, si è soffermata sull’inflazione e sul audio della Bce. L’inflazione, ha detto il premier, è una “odiosa tassa occulta che colpisce soprattutto i meno abbienti, chi ha un reddito fisso, dai lavoratori ai pensionati, per questo è certamente giusto combatterla con decisione”. “Ma – ha avvertito – la semplicistica ricetta dell’aumento dei tassi intrapresa dalla Banca centrale europea non appare agli occhi di molti la strada più corretta da perseguire, considerato che nei nostri Paesi l’aumento generalizzato dei prezzi non è figlio di una economia che cresce troppo velocemente, ma di fattori endogeni, primo fra tutti la crisi energetica causata dal conflitto in Ucraina”. Dunque, “non si può non considerare il rischio che l’aumento costante dei tassi finisca per colpire più le nostre economie che l’inflazione e cioè che la cura si riveli più dannosa della malattia”.
Meloni, quindi, è tornata sulla guerra in Ucraina, ribadendo che l’Italia “lavora per pace giusta e duratura” e che questo attiene anche al nostro interesse nazionale. “Voglio ribadire – ha detto il premier – la mia ferma convinzione che difendere l’Ucraina vuol dire oggi difendere l’interesse nazionale italiano, perché la capitolazione dell’Ucraina porterebbe con sé il crollo del diritto internazionale e del sistema di convivenza tra Stati nato con la fine della seconda guerra mondiale”. “Se noi non avessimo aiutato gli ucraini, come anche qualcuno in quest’Aula suggerisce probabilmente per interessi di propaganda; se gli ucraini non avessero stupito il mondo con il loro coraggio, noi oggi ci troveremmo in un mondo nel quale alla forza del diritto si sostituisce il diritto del più forte. Un mondo nel quale chi è militarmente più potente può liberamente invadere il suo vicino, un mondo più instabile e più pericoloso. E in un mondo senza regole, se non quella delle armi, l’Europa e l’Italia – ha avvertito Meloni – avrebbero solo da perdere”
Il sostegno finanziario europeo a Kiev resta solido, proseguirà di pari passo con la ricostruzione del Paese aggredito. Noi guardiamo all’Ucraina ricostruita e l’Italia – ha assicurato Meloni – ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo da assoluta protagonista. Noi scommettiamo su un futuro di pace e prosperità per l’Ucraina e sull’integrazione europea di questa nazione, perché sosterremo con forza il diritto degli ucraini ad essere parte integrante della famiglia europea”.
Quindi un passaggio su ciò che è avvenuto in Russia e che l’Italia “ha seguito con grande attenzione insieme ai suoi alleati” e che ha “contribuito a fare emergere in maniera evidente le difficoltà che sta attraversando il sistema di potere di Putin e smontare la narrazione russa secondo la quale in Ucraina stia andando tutto secondo i piani”. “Come sappiamo la situazione è in evoluzione – ha proseguito il premier – anche a seguito delle ultime dichiarazioni dei vertici russi che riguardano il tema della brigata Wagner, il dispiegamento dei suoi uomini nei diversi scenari di guerra, un tema che per noi chiama in causa anche l’Africa, dove la presenza di Wagner è molto significativa”.
“Non è mutata la fase che l’Europa, l’Occidente e il sistema internazionale stanno vivendo, la sicurezza in tutti gli ambiti, sociale ed economico, rimane la priorità del nostro lavoro quotidiano. La difesa della sicurezza e della libertà non può prescindere dal partenariato strategico fra Ue e Nato. In vista del vertice Nato a Vilnius, domani prima dell’avvio dei lavori del Consiglio è previsto un incontro di lavoro con il segretario generale della Nato Stoltenberg”, ha riferito il premier, che nel suo intervento ha sottolineato anche la necessità di costruire con la Cina, che è un “interlocutore imprescindibile”, un “rapporto equilibrato”.
Sui “ritardi sul Pnrr, la mancata ratifica del trattato di modifica del Mes c’è un racconto che non corrisponde a verità”, dice in serata Giorgia Meloni, in replica al Senato dopo le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo. “Ci si dice che a Bruxelles – ricorda – non hanno visto un pezzo di carta, temo che non si sia molto preparati, perché sono molti e copiosi i documenti che noi abbiamo prodotto per la commissione europe, per essere decisi rispetto ai tempi di attuazione d’un piano di ripresa e resilienza che non avevamo scritto noi e rispetto al quale le contestazioni che vengono fatte dalla commissione non sono riferibili a noi”.
“Io potrei citarle lo stadio di Firenze che la commissione dice che non ritiene debba essere finanziato con i soldi del piano nazionale di ripresa e resilienza ma non sono stata io a inserire lo stadio di Firenze nel piano nazionale di riprese e resilienza”, ribadisce il premier. “Quindi semmai noi stiamo producendo molte carte, cercando ovviamente di dare continuità, per quello che possiamo fare”.