Il “pizzino” di Gratteri: “Se spuntasse una foto…”

By Luca Fazzo

Cosa sa, Nicola Gratteri, che gli italiani non sanno? Questa è la domanda che circola da ieri, quando il procuratore della Repubblica di Napoli è andato all’attacco del decreto governativo sui test attitudinali agli aspiranti magistrati. Gratteri non è certo stato il solo a polemizzare col decreto. A colpire è stato un passaggio dell’intervista alla Stampa con cui il 66enne procuratore ha accompagnato le sue critiche: «Io sono pronto a sottopormi a qualsiasi test. Ma facciamoli a tutti, anche a chi ci governa. E mettiamoci anche alcol e droga».

È un passaggio interessante, perché mai, in nessuna fase del suo iter, il decreto sui test alle toghe ha ipotizzato di sottoporre i futuri giudici all’analisi del capello o all’alcool test. È Gratteri a introdurre nel suo discorso il tema dell’uso (o abuso) di alcol e droghe da parte «di chi ci governa». Battuta, proposta seria, messaggio in codice: le spiegazioni per le frasi del magistrato sono molteplici. Partendo da una certezza: Gratteri è un uomo abituato a pesare le parole una ad una. Se lancia sulla classe dirigente del paese l’ombra del sospetto lo fa con un obiettivo preciso.

A destare interrogativi non è tanto la proposta del procuratore di estendere i test psicoattitudinali ai politici, che infatti ottiene consensi e dissensi pacati: per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano l’idea è ottima, «concordo assolutamente», il ministro Carlo Nordio dice «io l’ho fatto a suo tempo», il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi si limita a ricordare che «il vero test per un politico è il voto dei cittadini». Tutto tranquillo, insomma. Se non fosse per quella postilla un po’ insinuante, «li farei anche per alcol e droga»: che a ben vedere mischia due sostanze decisamente diverse, visto che il whisky – a differenza della cocaina – è in libera vendita anche alla buvette di Montecitorio. Lo stesso Gratteri parlando a una scolaresca aveva dimostrato di cogliere la differenza: «Se io bevo un bicchiere di vino, non per forza lo bevo per ubriacarmi: se io fumo una canna sicuramente la fumo per sballarmi».

Così diventa ancora più difficile individuare la ratio della proposta di Gratteri. Invocando il narcotest per chi ci governa il procuratore sapeva sicuramente di sollevare l’attenzione: obiettivo raggiunto, al punto che ieri insorge addirittura il comitato di redazione della Rai per accusare il direttore di Rainwes Paolo Petrecca di avere censurato la notizia, «a un certo punto nei nostri notiziari le dichiarazioni di Gratteri sono scomparse.
Ci chiediamo: perché?». Come prevedibile, l’indignazione dei sindacalisti Rai viene raccolta e rilanciata in coro da Pd, 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, insomma dall’intera minoranza parlamentare: «Far sparire il commento del procuratore Gratteri sui test psicoattitudinali ai magistrati del duo Nordio-Meloni è una figuraccia degna della tv ungherese», tuona il rappresentante grillino in commissione di Vigilanza Rai, Dario Carotenuto. Lui, Gratteri, ieri tace godendosi il successo mediatico.

E sapendo che se un domani un qualunque politico (preferibilmente di maggioranza) venisse trovato con il naso nella marmellata, lui potrà vantarsi: «Ecco, ve l’avevo detto».

Pubblicato da edizioni24

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