Il marò Latorre ironizza sul “silenzio” di Zaki con la Meloni: “Doveva solo essere riconoscente…”

Quella presa di distanza di Patrick Zaki dal governo italiano, per timore di perdere la protezione politica del centrosinistra che se lo coccola come fosse uno dei suoi, ha certamente creato qualche malumore nell’esecutivo, dopo la grazia concessa allo studente egiziano dal presidente Al Sisi dopo un intenso lavoro diplomatico dell’Italia. Ma da fonti diplomatici ufficiali, la reazione è gelida. “A Zaki auguro buona fortuna e che realizzi i suoi sogni, abbiamo fatto ciò che era giusto, ci siamo impegnati per la sua liberazione. Così come siamo impegnati sulla soluzione del caso Regeni”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenuto a ‘Radio anch’io’, su Rai Radio 1, senza entrare in polemica. “Il Governo ha ottenuto un risultato, senza propaganda – ha sottolineato il vice premier – così come quando liberammo Alessia Piperno. Abbiamo lavorato seriamente e in silenzio e questo è un risultato che abbiamo ottenuto”. Anche la Meloni ha preferito mantenere un atteggiamento di assoluta serenità, rispetto alle polemiche sollevate da qualche giornale sulla volontà di Zaki di non rientrare in Italia a bordo di un aereo di Stato, limitandosi ai solo ringraziamenti.

Oggi, su “Libero“, c’è da registrare l’interessante opinione di Massimiliano Latorre,  uno dei due “marò” del Battaglione San Marco che insieme a Salvatore Girone fu vittima dell’odissea giudiziaria intentata dall’India con l’accusa di aver ucciso due pescatori del Kerala durante un’operazione anti-pirateria a bordo della petroliera “Enrica Lexie”. Latorre, in un libro a quattro mani con Mario Capanna, sta girando l’Italia per raccontare, ne “Il sequestro del marò”, la verità si quella storia, tra inganni politici e trame affatistiche transnazionali.

Che cosa si aspetta dal governo Meloni?, gli chiede Antonio Rapisarda. “Non mi aspetto nulla, ma sarei felice se finalmente con il loro sostegno si potesse giungere a chiarire le responsabilità: non a fini giustizialisti ma solo per puro amore di verità. Questa storia non ha una connotazione politica ma è solo ed unicamente un’ingiustizia, che non deve ripetersi”. E del caso di Patrick Zaki, del suo tentativo di smarcarsi dall’abbraccio del governo di destra? “Io sono un militare: purtroppo questa esperienza mi ha aperto gli occhi su altri aspetti a me prima sconosciuti, ciò non mi consente di giudicare a priori senza conoscere fatti e protagonisti. Posso dirle che, personalmente, non ne avrei fatto una questione ideologica e politica, mi sarei fatto guidare dal buonsenso, dall’educazione, dal rispetto e soprattutto dalla riconoscenza. La stessa per cui oggi sono impegnato nel ringraziare gli italiani nelle varie città: approfittando delle tante occasioni di incontro organizzate da chi allora mi ha sostenuto e che, anche grazie a questo libro, continua a tenere viva l’attenzione sulla vicenda che mi ha coinvolto e a chiedere verità”.

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