Il giallo della Coop fantasma delle Asl: vince gli appalti e poi scompare

Da oggi è in vendita, pubblicato da Rizzoli, il nuovo libro di Mario Giordano, «Maledette iene. Quelli che fanno soldi sulle nostre disgrazie», un’inchiesta che denuncia i casi di ricchezza accumulata sulle spalle di chi ha bisogno, sottraendo a chi soffre l’essenziale per vivere. C’è chi depreda la sanità, chi abbindola i pensionati e chi froda il fisco: dal mago dei pc di Treviso che è sparito con 300 milioni dei risparmiatori ai grandi costruttori che per non spendere 95 centesimi in più hanno fatto bruciare un grattacielo. Ecco, in anteprima, un capitolo del libro.

E la cooperativa La Fenice? La storia è meravigliosa. Nel marzo 2021 si aggiudica la gara per la fornitura di medici che dovrebbero coprire i turni ai pronto soccorso di Imperia e di Sanremo (appalto da 164.000 euro). Sei mesi dopo, il 17 settembre 2021, il contratto viene sospeso perché i turni non sono stati coperti, lasciando i malati in balia del nulla. Inoltre si è scoperto che la coop, che al momento del contratto aveva indicato trentasette persone pronte a lavorare in pronto soccorso, in realtà aveva a disposizione solo quindici medici. E gli altri ventidue che cos’erano? Carpentieri? Metalmeccanici? Arrotini? Un anno prima la medesima Fenice aveva vinto gli appalti per la guardia medica pediatrica (pediatrica! I bambini!) negli ospedali di Oderzo e Montebelluna (Treviso): il contratto era stato sospeso nel settembre 2020 per «gravi inadempienze».

Nello stesso periodo La Fenice aveva vinto la gara per la fornitura della guardia medica ostetrica e ginecologica (altro reparto piuttosto rilevante) a Melzo, in Lombardia, e anche lì era finita allo stesso modo: delibera del direttore generale (5 marzo 2020) e recesso per «grave inadempienza contrattuale».

Ora, ci si aspetta che una cooperativa che a) non manda i medici al pronto soccorso; b) mette a repentaglio la salute dei bambini; c) mette a repentaglio la salute delle partorienti tanto da costringere le ASL a sospendere ripetutamente i contratti di appalto, venga bandita, esclusa dalla possibilità di partecipare ad altre gare come queste, vista la delicatezza della materia. Invece niente: La Fenice continua a vivere e lottare insieme a noi. O, meglio, contro di noi. Nel novembre 2021, infatti, vince ben quattro lotti del maxiappalto della ULSS 3 Serenissima di Venezia: 349.000 euro per fornire medici ai pronto soccorso di Dolo e Mirano; 429.000 euro per fornire anestesisti agli ospedali di Dolo e Mirano; 267.000 euro per coprire i «turni interdivisionali» all’ospedale di Venezia; e 287.000 euro per fornire medici di pronto soccorso all’ospedale di Venezia. Un milione e 300.000 euro cash, dalle nostre tasse alle loro casse. Tanto ci si può fidare, no?

Gli affari della cooperativa, ovviamente, vanno a gonfie vele. Il fatturato nel 2019 era di 243.000 euro (243.165 euro per la precisione), nel 2020 superava i 2 milioni di euro (2.026.090 euro), con una crescita del 733 per cento. Non male. Ma attenti, perché il bello viene adesso: sapete infatti chi è il responsabile della Fenice? Una nostra vecchia conoscenza. Si chiama Artemio Serafini ed è stato uno dei protagonisti di Profugopoli con un’altra cooperativa, che si era buttata sul business immigrazione, la Solaris. Quest’ultima, anch’essa con sede in Emilia (proprio come La Fenice), non ha mai brillato per i risultati raggiunti (proprio come La Fenice): contratto col comune di Arcore sospeso per «gravi inadempienze»; contratto cancellato dal TAR di Grosseto per «poca trasparenza» nell’appalto; contratto cancellato dal TAR di Bologna per «false comunicazioni» nella gara d’aggiudicazione; contratto rescisso a Pordenone per «gravi carenze nel sistema d’accoglienza». Al centro di Eraclea (Venezia), gestito dalla Solaris, nel 2015 scoppiò la rivolta degli immigrati, con cibo buttato per terra e strade bloccate. Scesero in piazza anche i dipendenti della coop, sostenendo di non venire pagati regolarmente. E saltò fuori pure che il residence dove la cooperativa aveva piazzato i profughi era stato comprato da una misteriosa società con sede presso un commercialista dell’Hertfordshire, Gran Bretagna. Affari d’oro, insomma, con il business dei profughi.

Ma, quando la stagione d’oro dell’emergenza immigrazione si è chiusa, Serafini non s’è scoraggiato. Ha fondato un’altra cooperativa, La Fenice appunto, e si è buttato sull’emergenza sanitaria. Lo schema è sempre lo stesso: lo Stato va in affanno, chiede aiuto e i più spregiudicati si fanno avanti. E chissà perché, anche se combinano pasticci, continuano a vincere appalti su appalti. Per quasi un anno e mezzo, dal giugno 2021 al settembre 2022, presidente della Fenice è stata la sorella di Artemio, Simonetta. La quale però, intercettata dalle telecamere di Fuori dal coro, ha confessato di essere solo un «prestanome»: «Io non so nulla, gestisce tutto mio fratello. Gli ho solo fatto un favore».

Dal settembre 2022 Artemio è tornato alla sua carica di presidente, lasciando a Simonetta il ruolo di semplice consigliera. Ma, fra prestanomi, appalti revocati e altri guai, siamo sicuri di affidare la nostra salute a una persona così?

Per farsi venire qualche dubbio basta guardare ciò che accade in Molise. Nonostante i precedenti, infatti, nel luglio 2021 la Regione appalta la gestione dei servizi del 118 proprio alla Fenice. E che succede, secondo voi? Ovvio: il solito disastro. Tanto che è costretto a intervenire l’Ordine dei medici di Campobasso. Con lettera ufficiale (3 agosto 2021) esprime «grande preoccupazione per criticità e disservizi», parla di

«incresciosi episodi», «mancata copertura turni», «rifiuto di prestazioni urgenti indispensabili». Basta per interrompere ogni relazione con la cooperativa? Macché. Anzi. Nel luglio 2022 La Fenice vince anche il bando per i medici della pediatria, sempre in regione Molise. Un affare da 256.000 euro sulla pelle dei bambini. I risultati sono immediatamente evidenti. «Qui in pediatria la cooperativa ci manda solo pensionati. Qualcuno ha più di 80 anni» confessa un’operatrice sanitaria dell’ospedale di Campobasso. E un’altra: «Se i miei figli si ammalano, non mi sogno nemmeno di portarli qui. Vado in un’altra regione…». Nel frattempo, ricordiamolo, il fatturato della Fenice è aumentato del 733 per cento.

Pubblicato da edizioni24

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