I terroristi di Hamas violano i patti con Israele per la tregua: “Ripresi i combattimenti a Gaza”

È durata sette giorni la tregua tra Israele e Hamas. Stamattina, alle 7, è scaduto il termine ultimo per rinnovare la pausa tra le parti belligeranti e subito dopo l’esercito israeliano ha annunciato dai propri canali la ripresa dei combattimenti nella Striscia di Gaza. “Hamas ha violato la pausa operativa – si legge in un comunicato delle Idf – e, inoltre, ha sparato verso il territorio israeliano”. Quello a cui fanno riferimento i militari di Tel Aviv è il lancio di un razzo proveniente dall’exclave palestinese che ha prontamente innescato la reazione dei sistemi di difesa aerea dello Stato ebraico. L’ultima speranza di un prolungamento è svanita proprio mentre il Wall Street Journal riferiva di un accordo esteso per altre 24 ore in cambio di dieci ostaggi. Così non è stato. A Gaza City e a nord, scrive Al Jazeera, le truppe con la stella di David stanno combattendo contro militanti palestinesi, mentre nella zona centrale della Striscia i carri armati si starebbero dirigendo verso i campi profughi di Nuseirat e Bureij. Ecco le notizie di oggi, venerdì 1 dicembre.

L’ufficio del Primo ministro israeliano fornisce nuovi dettagli sulle ragioni dietro al fallimento del cessate il fuoco temporaneo con Hamas. In una nota, il governo israeliano precisa che l’organizzazione che controlla la Striscia di Gaza “ha violato il quadro di riferimento (dell’accordo), non ha rispettato l’obbligo di rilasciare tutte le donne in ostaggio e ha sparato razzi contro Israele” e aggiunge che “in mezzo al ritorno ai combattimenti, sottolineiamo che il governo di Israele è impegnato a raggiungere gli obiettivi della guerra: liberare i nostri ostaggi, eliminare Hamas e assicurare che Gaza non possa mai più minacciare il popolo di Israele”.

Nuove ombre sugli apparati militari e di sicurezza dello Stato israeliano. Il New York Times sostiene che il governo di Tel Aviv fosse entrato in possesso del piano di battaglia di Hamas per l’attacco del 7 ottobre almeno un anno prima della sua realizzazione. L’inchiesta del quotidiano statunitense si basa sulla visione di documenti, email e interviste che confermerebbero uno dei sospetti ricorrenti da quando è scoppiata la guerra: e cioè che l’intelligence e il governo fossero a conoscenza delle intenzioni degli estremisti palestinesi. Il documento a cui fanno riferimento i giornalisti americani è lungo 40 pagine ed è stato identificato con il nome in codice “Muro di Gerico“. Prevedeva nel dettaglio tutte le azioni dei terroristi, dall’invasione in parapendio e motociclette all’occupazione dei villaggi fino alla presa degli ostaggi.

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