By Gaetano Daniele
Salta il banco. Quello che rimane di una maggioranza di governo, incollata tra loro per un unico scopo, poltrone e stipendio, sono le chiacchiere. Si spaccano finanche sui provvedimenti di Salvini che tanto avevano criticato.
Difatti, dopo due ore di camera di consiglio, l’esito, non ha prodotto niente. Tutto fermo al palo nonostante sui decreti sicurezza il PD ne aveva chiesto addirittura l’abolizione. Anche se il PD, al momento, si accontenta di qualche modifica.
Ma per Matteo Mauri del PD, non c’è due senza tre, e chiosa: “Abbiamo condiviso uno schema di lavoro, abbiamo deciso di dividere la parte più legata alla sicurezza e quella legata all’immigrazione e abbiamo riflettuto, con qualche accenno diverso ma assolutamente riconducibile all’unità, su quali possono essere gli interventi. Non ci sono distanze significative tra le diverse anime del governo. Ma per trovare la quadra è necessario un altro incontro”.
Ora la palla passa ai 5 Stelle, che quei decreti prima li hanno votati (Conte 1), poi li hanno rinnegati, e adesso li hanno rimessi nuovamente in discussione, alla Renzi, per intenderci, pur di ottenere qualche posticino in più. In prossimità di nomine, i bluff sono assicurati: dopo Renzi, sotto a chi tocca!