Giuliana De’ Medici racconta Almirante: “Mio padre ascoltava e rispettava le idee di tutti”

«La sua presenza in casa era molto limitata perché pieno d’impegni, e il sabato e la domenica girava l’Italia per visitare le federazioni del partito.
Quindi, delegava a mamma la gestione di casa e famiglia. La severa in casa era sicuramente lei, nota per il suo carattere un po’ intransigente». Giuliana De’ Medici in una lunga intervista a La Verità ricostruisce la figura del padre Giorgio Almirante, tra vita pubblica e privata. «Era un padre affettuoso, carino – racconta – Non so perché avesse questa nomea di uomo freddo, di ghiaccio, come spesso i suoi colleghi giornalisti lo dipingevano. Non gli ho mai sentito dire una parolaccia o visto trattar male qualcuno». E fa un esempio: «Una mattina arrivò in macchina alla sede storica del partito in via delle Quattro Fontane e l’usciere non era ancora arrivato ad aprire l’androne per parcheggiare. Quando arrivò, gli disse: “Cerca di essere più puntuale, ma ora prendiamo insieme un caffè”».

Racconta che in famiglia si parlava di politica «soprattutto quando crescemmo». Poi sottolinea: «Era la persona più democratica che potesse esistere, checché ne dicano. Ascoltava tutti senza alcuna remora». E svela che «gli incontri avuti con Berlinguer, nei quali cercavano soluzioni per tamponare gli opposti estremismi, furono molto riservati e non venivano fatti a casa».

Almirante era un cattolico praticante? «In realtà no, perché pieno d’impegni. Non andava a messa tutte le domeniche. Però era un vero credente, questo sì. Aveva come padre spirituale Raimondo Spiazzi, un vaticanista consigliere di Papa Wojtyla. Anch’ io non sono molto praticante». E poi ancora: «È stato sempre dipinto come persona cinica, aiutato da questi occhi azzurri, che erano dolcissimi. Ma rispettava le idee di tutti. Tenga conto che nel Msi c’erano i congressi provinciali nei quali erano eletti i rappresentanti di varie province per il congresso e tutti avevano diritto di parola. È vero che il Msi s’identifica con Almirante, ma c’era un grande dibattito interno. Sul divorzio lui era d’accordo, ma la maggioranza del partito decise che si doveva essere contro, e si piegò a queste decisioni pur non condividendole».

Giuliana De’ Medici poi racconta a La Verità: «Quando ha saputo della morte di Berlinguer, sapendo che era stata allestita la camera ardente a Botteghe Oscure, andò, da solo, con la sua 500, che parcheggiò vicino a piazza Venezia, s’ incamminò, si mise in fila tra gli attivisti del Pci che lo guardavano inorriditi, ma ebbero molto rispetto, nessuno gli disse una cattiva parola. Poi arrivò la voce, nella camera ardente, che c’era Almirante in fila e quindi Pajetta uscì a prenderlo».

E sottolinea che quando suo padre morì la sinistra partecipò ai funerali. C’erano «tutti i leader politici del momento, la Jotti, Pajetta, Pannella e anche molti democristiani e socialisti». Giuliana De’ Medici poi puntualizza: «Ricordava sempre che il fascismo finì con Mussolini, perché era legato all’uomo. Almirante diceva: “Ma vi immaginate me sul balcone di Palazzo Venezia, con le mani su fianchi? Sarei ridicolo”. Non rinnegava di essere stato un fascista. Ricordava con affetto il ministro Mezzasoma, con lui nella Repubblica Sociale, era convinto di ciò che aveva fatto, ma si rendeva conto che quello era un periodo storico. Quando entrò in Parlamento, fu regolarmente eletto dal popolo italiano, non come alcuni di oggi che con questa legge elettorale sono nominati dai partiti».

Esasperato dalla Prima Repubblica, sperava nella Seconda. «Lo stesso Di Pietro disse più volte che l’unico partito non coinvolto in Tangentopoli era il Msi. Inoltre mio padre disse sempre di essere contro il terrorismo e che se uno di destra o del partito si fosse macchiato di questa colpa, avrebbe dovuto subire una condanna maggiore. Quando mio padre morì, Montanelli, scrisse che Almirante fu “l’unico politico italiano cui potevi stringere la mano senza sporcartela”».

Che ne penserebbe oggi del fatto che, per la prima volta nella storia del Paese, c’è una donna premier, Giorgia Meloni? «Credeva molto nelle donne – risponde – tant’ è che negli anni 1965-1970, nel Msi c’era la carica di segretaria femminile nel partito. Non aveva nessuna preclusione o pregiudizio nei loro confronti, basti pensare che ci sono state molte deputate missine. Quindi, una premier donna la vedrebbe benissimo».

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