Promessa mantenuta, Giorgia Meloni direzione Kiev

Dieci ore di un treno lento, sferzato da un vento gelido e con raffiche che toccano i 90 chilometri all’ora. Un convoglio che attraversa il confine tra Polonia e Ucraina all’altezza di Przemysl e poi tira dritto fino a Kiev, nel silenzio della campagna battuto di tanto in tanto dalla pioggia. Questa volta senza il clima primaverile che fece da cornice lo scorso giugno alla visita di Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz, anche loro giunti nella capitale ucraina dopo una lunga notte nei vagoni blindati. Oggi come allora, infatti, i cieli sopra Kiev non garantiscono un adeguato livello di sicurezza.

Giorgia Meloni si presenterà nella capitale ucraina questa mattina, all’indomani della storica visita a sorpresa di Joe Biden. Si era ipotizzato che l’inquilino della Casa Bianca si potesse spingere fino a Leopoli, ma nessuno si attendeva che si addentrasse così tanto nel territorio dell’Ucraina da arrivare fino al palazzo presidenziale di Kiev, un gesto di grande impatto simbolico quando siamo orami alla vigilia dell’anniversario dell’invasione russa (venerdì sarà un anno esatto). Un incontro, quello tra Meloni e Volodymyr Zelensky, preceduto da una tappa a Varsavia, dove è atteso anche Biden di rientro proprio da Kiev. Impossibile, però, stabilire un contatto tra i due, perché i protocolli di sicurezza che accompagnano la logistica del presidente degli Stati Uniti in una zona ad alto rischio come la Polonia non consentono cambi di programma in corsa.

Meloni, invece, incontra il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, e il presidente della Polonia, Andrzej Duda. Una visita che ha valore duplice, non solo di sostegno a quanto Varsavia sta facendo per la causa dell’Ucraina, ma anche l’occasione per rinsaldare un rapporto di comunanza politica. Sia Morawiecki che Duda sono infatti esponenti di rilievo di Diritto e giustizia, partito che fa parte della stessa famiglia politica europea in cui milita Fratelli d’Italia, quei Conservatori e riformisti di cui Meloni è presidente dal 2020.

Che il feeling sia grande è evidente anche dalle brevi dichiarazioni che rilasciano alla stampa la premier italiana e il primo ministro polacco. Con la prima ad evocare «il forte legame tra le due nazioni», cementato dal fatto che «in Polonia ci sono ben 2.600 aziende italiane». E con il secondo che sottolinea come «Polonia e Italia» siano «due Paesi forti» che «guardano ad un’Europa delle patrie» (termine molto caro anche a Meloni) e non si lasciano affascinare «dalle visioni federalistiche». Non è in discussione, ovviamente, il sostegno a Kiev. «Sapete quanto siamo stati decisi nell’appoggiare l’Ucraina, che può contare su di noi al 100%. Come può farlo pure la Polonia, che rappresenta il confine materiale e morale dell’Occidente», aggiunge Meloni, che ha avuto un colloquio telefonico con il presidente Biden.

Dopo Varsavia, passate le otto di sera, l’Airbus 319 della presidenza del Consiglio italiana si alza in volo dalla capitale polacca con destinazione Rzeszów, poi la tratta in macchina e pullman fino a Przemysl, a pochi chilometri dal confine, e infine gli ultimi metri a piedi fino al treno. Il tutto in un clima gelido e di massima allerta, come testimoniano le decine e decine di batterie di Patriot che circondano l’aeroporto polacco.

Oggi l’arrivo a Kiev, la stretta di mano con Zelensky e le visite a Bucha e Irpin, luoghi simbolo dei crimini di guerra russi. Fu proprio nella seconda cittadina che lo scorso giugno andarono in visita Draghi, Macron e Scholz. Sul tavolo, ovviamente, il sostegno dell’Italia all’Ucraina, che non è in discussione nonostante nel governo italiano ci siano sfumature diverse. Sul punto Meloni sarà categorica.

Ma uno dei dossier principali resta anche quello delle armi. Non solo quelle per la difesa militare, ma anche attrezzature per i civili in vista di una fase della guerra che mette sempre più a rischio la popolazione ucraina. Il settimo pacchetto di aiuti a Kiev potrebbe infatti contenere anche equipaggiamenti e impianti per la protezione Nbcr (nucleare, biologica, chimica e radiologica) da utilizzare nelle zone popolate per tutelare la salute di militari ma anche di civili. Dagli indumenti protettivi (come le tutte e le maschere), fino alle pillole per potabilizzare l’acqua, saranno diversi i kit inviati da Roma per far fronte ad eventuali attacchi non convenzionali.

Pubblicato da edizioni24

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