Giordano spiazza il ministro Speranza, il j’accuse in una lettera che comincia: che aspetta a dimettersi?

Come noto, il Tar del Lazio ha accolto il ricorso del Comitato per le Cure domiciliari e bocciato le famigerate linee guida del ministero della Salute su “tachipirina e vigile attesa”. Giorgia Meloni, commentando la decisione del tribunale, è tornata a chiedere le dimissioni di Roberto Speranza. E oggi, insieme a lei, e all’affollato coro che, non da ieri, invoca da tempo un passo indietro del ministro, anche Mario Giordano esorta il titolare del dicastero della salute e liberare la scrivania. E lo fa in una lettera aperta pubblicata su La Verità in cui, rivolgendosi direttamente al destinatario della missiva, già nell’incipit scrive: «Caro ministro Speranza, che cosa aspetta a dimettersi? Non possiamo permetterci un ministro della Salute che impedisce ai medici di fare i medici. Cioè di curare le persone nel migliore dei modi. Questo lei ha fatto. Non lo dice Mario Giordano, non lo dice la Verità, non lo dicono i suoi avversari politici e chi la disistima (che pure sono tantissimi): stavolta lo dice un giudice. Nero su bianco. Sentenza del Tar».

Ossia, il verdetto che ha accolto il ricorso di alcuni medici di medicina generale e specialisti contro il ministero della Salute.Quel documento che, nero su bianco appunto, certifica solo l’ultima, macroscopica batosta inferta a Speranza e alla sua controversa gestione dell’emergenza coronavirus. O se volete, per dirla con le parole di Giorgia Meloni – che da tempo e prima di molti altri ha preso atto del fallimento del titolare del dicastero della Salute – è la «pietra tombale sull’operato di Speranza». A cui addebita la «grande responsabilità di non aver mai voluto ascoltare le numerosissime esperienze cliniche portate dai medici di base». La stessa a cui fa riferimento il conduttore di Fuori dal coro, quando su La Veritàsottolinea: «La circolare ministeriale del 26 aprile 2021 sulle cure domiciliari, quella che anziché suggerire le terapie da adottare, prevedeva un lungo elenco di quelle da evitare», e che «contrasta con la professionalità del medico e con la sua deontologia professionale impedendo l’utilizzo di terapie ritenute da questi idonee e efficaci».

O meglio. «In pratica, caro ministro, lei ha impedito di curare il Covid come si curano le altre malattie», incalza Giordano su Speranza. «Lo ribadisce il giudice nella conclusione: “Il contenuto della nota ministeriale, imponendo ai medici puntuali e vincolanti scelte terapeutiche, si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico nel termini della scienza e della deontologia professionale”». Una motivazione che giustifica la sentenza, che suona e un’accusa. E che il giornalista riassume rilevando: «Era diventato ministro della Repubblica per garantire agli italiani di essere curati. E invece c’è un tribunale della Repubblica che dice che lei ha usato quella carica per impedire agli italiani di essere curati. Cioè ha fatto l’opposto di quello per cui ha ottenuto la cadrega. L’esatto opposto».

Una sonora bocciatura, che arriva appena dopo la batosta inferta dai giudici del Tar del Lazio a Speranza e all’allora premier Conte. E che va ad aggiungersi alle altre prove del disastro giallorosso. O meglio: la rivelazione di un documento delle Dogane, che informava l’avvocato del popolo della speculazione sulle mascherine taroccate. E soprattutto, la periziadi Andrea Crisanti. Secondo cui i ritardi degli interventi sulla zona rossa in Val Seriana avrebbero causato migliaia di morti.

Eppure, scrive Giordano a Speranza: «Quante volte in questi due anni è comparso in Tv con il tono compunto per farci la predica sulla scienza e sulle regole della medicina? Ebbene: dice il giudice che lei ha obbligato i medici di base a comportamenti «in contrasto» con la scienza e con le regole della medicina». E ancora: «L’abbiamo sentita mentire in Parlamento quando diceva di non essere intervenuto presso l’Oms per ritirare il report sulla mancanza del piano pandemico mentre gli sms la sbugiardavanoL’abbiamo sentita garantire che l’Italia era preparata alla pandemia, che era la migliore, che era il modello per il mondo, mentre le inchieste hanno dimostrato che avete combinato una serie di pasticci infiniti di cui lei (nella migliore delle ipotesi) non si è accorto».

Pertanto, suggerisce Giordano nelle sue conclusioni, «da tempo pensiamo che sia impossibile fidarsi di uno come lei. Eppure ha sempre resistito al suo posto. Bersani l’ha sempre difesa. Draghi, di conseguenza, pure. Ma adesso, dopo questa sentenza,come sarà possibile far finta di nulla? Un ministro della Salute che impedisce ai medici di curare i malati è evidentemente un pericolo per tutti noi. Dunque se ne deve andare. Oggi stesso. Domani è già tardi».

Pubblicato da edizioni24

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