Energia, l’asse franco-tedesco mette l’Italia in un angolo. Ma il Pd parla di Orbàn

Il caso-Orbàn come mezzo di distrazione massa. Giusto per far passare in second’ordine l’accordo franco-tedesco sull’energia che ci taglia fuori dal rifornimento francese per due anni a tutto vantaggio della Germania, che ricambierà la cortesia fornendo gas a Parigi. Morale: mentre partiti (Pd in testa) e stampa mainstreamdavano addosso alla cattiva Ungheria, i nostri «veri amici» (copyright Draghi) si accordavano alle nostre spalle rendendo ancor più complicata la nostra ricerca di approvvigionamento energetico. E tutto questo in barba anche al tanto strombazzato trattato del Quirinale, che pure annoverava tra i propri punti qualificanti i temi legati alla produzione e all’energia.

Intendiamoci: Francia e Germania non coltivano l’obiettivo di strangolare l’Italia, le sue imprese e i suoi cittadini. Più semplicemente badano ai propri interessi in nome di quel collaudato asse Parigi-Berlinopronto a rispuntare ogni qualvolta l’Ue attraversa tempeste, salvo poi lasciar posto alla tiritera sulla solidarietà quando in mare c’è bonaccia. È così da sempre. Solo Letta e la sinistra fanno finta di non accorgersene, pur di additare Orbàn, che con tutto il rispetto non ha lo stesso peso di Macron o di Scholz, come l’attentatore dei nostri interessi. Una narrazionefalsa e fuorviante che ci impedisce di individuare i nostri veri partner.

È come se l’Italia non avesse ancora deciso da che parte stare: se sostare fuori l’uscio di Francia e Germania o mettersi a capo di un fronte meridionale con baricentro il Mediterraneo. Nel frattempo, vivacchiamo nel limbodi un europeismo irenico e disimpegnante che, tra l’altro, esiste solo nella testa della sinistra globalista di casa nostra. Lo abbiamo visto con il Price capsul prezzo del gas, proposto dal nostro premier. Ursula von der Leyen ha fatto finta di aderire solo a tempo scaduto, quando la Russia ci aveva già notificato l’interruzione delle forniture di gas. E meno male che Draghi era destinato a prendere il posto della Merkel. Almeno così vaticinavano gli euroeuforici di casa nostra, illusisi che nei rapporti internazionali a contare siano le maggioranze pro-tempore e i rapporti personali. L’accordo franco-tedesco dimostra il contrario. Altro che Orbàn.

Pubblicato da edizioni24

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