Elly Schlein senza dignità, Marcello Pittella: “Ridotta a zerbino di Giuseppe Conte”

Dopo un surreale toto-candidati del centrosinistra, sulle regionali in Basilicata (urne aperte domenica 21 e lunedì 22 aprile) è calato un certo silenzio. Nel frattempo, però, nella vicina Puglia è scoppiato “l’inferno” tra inchieste, indagati eccellenti, arresti e dimissioni. Il campo largo è ufficialmente esploso, i rapporti tra gli (ex) alleati Pd e Movimento 5 Stelle sono ai minimi termini, proprio come all’indomani della fine del governo Draghi, e l’esplosione del campo largo potrebbe far sentire i suoi effetti elettorali anche a Potenza, Matera e dintorni.

Marcello Pittella, ex governatore lucano del Pd oggi massimo esponente regionale di Azione, luogotenente acchiappa-voti per Carlo Calenda, non va per il sottile quando definisce la segretaria Pd Elly Schlein “ormai lo zerbino di Giuseppe Conte e dei 5 stelle che tracciano la linea politica anche del Pd, mentre Boccia gestisce il partito con spregiudicato cinismo”. Il Terzo Polo in Basilicata ha buone prospettive, come ricorda Il Foglio: alle politiche aveva preso il 13 per cento. Alle regioni hanno messo il veto proprio su Pittella e su Azione, che alla fine correrà con il centrodestra a sostegno del governatore uscente Vito Bardi

“La segretaria alla rincorsa di Conte e Travaglio vuole estirpare dal Pd il riformismo e il garantismo”, attacca Pittella dalle pagine del quotidiano diretto da Claudio Cerasa, chiamando in causa anche Boccia che gli ha dato del “trasformista“: “E’ il Pd che ci ha voluto cacciare dalla coalizione. Invece di ammettere di non aver fatto nulla per evitare il veto su Azione e scusarsi ci attacca, se va avanti così il Pd andrà a sbattere ovunque”. Con Bardi, spiega, “facciamo solo un accordo programmatico, è un’alleanza tecnica, non politica. Ma soprattutto Azione è stata cacciata dal Pd e dal M5s che hanno provato a costringerci a non presentarci alle elezioni”.

Dietro il veto, spiega l’ex governatore, ci sono due verità: “Il M5s non voleva me e lo stesso valeva per un pezzo di Pd locale che mi detesta perché candidandomi con Azione nel 2022 ho impedito l’elezione in Parlamento di Vito De Filippo, che l’allora segretario Letta mi aveva ingiustamente preferito. Hanno imposto loro il veto, lo hanno detto solo a tre giorni dalla presentazione delle liste, prima si trattava. Speravano così che non ci saremmo presentati, contando sul fatto che non avremmo fatto un accordo con il centrodestra, né che saremmo stati in grado di preparare le liste in 48 ore per andare da soli, gli è andata male, ma è stato imbarazzante. Calenda ha chiamato Schlein almeno 20 volte senza mai ricevere risposta”.

“La vicenda Bari – conclude – mostra come il centrosinistra sia ormai integralmente giustizialista. Ci sono ovviamente dei fatti, anche gravi, ma è la magistratura che dovrà appurarli, inoltre riguardano singoli. Michele Emiliano, ad esempio, non è stato personalmente toccato, dovrebbe sostituire gli assessori e andare avanti, mica si può smontare tutto solo perché arrivata Conte a strillare e fare un po’ di teatro”. In Basilicata, politicamente, l’asso giallorossa per ora ha retto. Bisogna però vedere cosa ne pensano gli elettori. E al governatore pugliese Michele Emiliano (“Diventato filo-grillino per primo”), Pittella lancia un avvertimento: “Oggi anche ascolta Conte più della Schlein, ma non si rende conto che appena potrà quello se lo mangia”.

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