Elezioni, Letta la spara grossa: “Se perdo a Siena, mi ritirerò”. E chissenefrega.. Ma intanto i renziani aspettano sulla riva del fiume

Meglio un morto in casa che un pisanoall’uscio“. Chissà se Enrico Letta, che a Pisa è nato, ha ripensato a quel celebre proverbio prima di paracadutarsi in quel di Siena come aspirante deputato nelle suppletive che si terranno in autunno nel collegio 12 della Toscana. E ci sarà anche da interrogarsi su chi l’abbia consigliato di presentarsi colà all’insegna di un «se perdo, mi ritiro» che sembra fatto apposta per vellicare i più ritorsivi istinti contradaioli. Mettendo a serio rischio il successo in un collegio storicamente rosso, Insomma, se Letta voleva trasformare la campagna elettorale in un terzo Palio cittadino combattuto senza esclusioni di colpi, c’è riuscito benissimo.

A proprio danno, però, visto che tra i cavalli che stentano ad allinearsi c’è anche quello montato da Matteo Renzinella consueta veste di dispettosissimo fantino. A maggior ragione ora che il segretario dem ha subordinato ogni cosa alla vittoria in un collegio che per un singolare scherzo del destino è lo stesso dove è Italia Viva registra la migliore performance nazionale: 7 per cento. I renziani lo sanno e già fanno i preziosi. Il loro uomo forte qui si chiama Stefano Scaramelli, consigliere regionale e, soprattutto, recordman di preferenze. Letta lo ha già chiamato per quella che fonti di Iv hanno già definito come una «telefonata interlocutoria». Della serie: una telefonata non basta.

Tanto è vero, informa il Corriere della Sera, che Iv starebbe per calare i propri candidati. Al momento, si fanno i nomi della docente universitaria Paola Piomboni e di Eleonora Contucci, consigliere comunale a Montepulciano. «Entrambe sono molto radicate sul territorio», ha già fatto sapere Scaramelli. Parole, le sue, destinate a far salire la tensione. Vedremo. Quel che è certo è che, agli occhi dei renziani, su Letta pesano molte cose: dal rapporto privilegiato con i 5Stelle al feeling con Conte, passando per l’ostinata difesa del ddl Zan. E ora anche quel «se perdo, mi ritiro» che sembra il sequel dell’«Enrico stai sereno» di qualche anno fa. Del resto, si sa, l’assassino torna sempre sul luogo del delitto.

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