Don Patriciello: “Devo ringraziare la Meloni: fino a ieri per Caivano non c’era niente di niente”

La visita del premier Meloni,  il blitz delle forze dell’ordine, ora un decreto legge ad hoc. “Significa che il governo ha volto lo sguardo su questa realtà, Caivano ha subito tanta ingiustizia, per questo oggi devo solo ringraziare Giorgia Meloni”. Così don Maurizio Patriciello, il parroco di Parco Verde, intervistato dal Corriere della Sera poco dopo il via libera di Palazzo Chigi al dl Caivano.

“Fino a una settimana fa non c’erano né i 30 milioni di euro per Caivano, né il commissario, nulla, niente di niente. Quindi per ora siamo contenuti”. Il sacerdote di frontiera ha un solo dispiacere: “Non c’è la stretta sull’accesso ai siti porno per i minori. Dobbiamo aiutare questi bambini. Non possiamo lasciarli soli con i telefonini in mano. È una priorità”, dice pur sapendo che si tratta di una materia molto delicata tecnicamente.

Don Maurizio non ama la retorica e le chiacchiere ideologiche. “Se mancano i genitori lo Stato se ne deve far carico con insegnanti, vigili, assistenti sociali. Ben vengono poliziotti e carabinieri e chi dice il contrario sbaglia. Ma non si può credere che siano la soluzione a tutto. Domani a Caivano torna il ministro dello Sport“.

Don Patriciello è d’accordo con l’ex procuratore generale di Napoli, Luigi Riello, che ha parlato di “buonismo deleterio”. “Ha ragione e lo ringrazio. Buonismo significa stendere un velo pietoso sui problemi, chiudere gli occhi. I problemi si affrontano. Sono per una lettura vera della realtà. Ho sentito tante cose in questi giorni su Parco Verde, ma da chi non conosce a fondo la realtà. Dobbiamo calarci in questo disagio, talvolta è un grido di aiuto. Ma i poveri danno fastidio, diciamocelo, non abbiamo voglia di affrontarli”.

Sul tavolo anche il dibattito sull’abbassamento della soglia di imputabilità dei minori. “È una questione aperta, molto delicata. Non servono slogan”, risponde il parroco di Caivano. “Ho sempre pensato che bisognerebbe abbassare la maggiore età dinanzi a reati gravi come per esempio l’omicidio di Giovanbattista Cutolo. Cioè a 17 anni sono uomini scafati. Per il resto sono anche domande tecniche: sono convinto che servano pene certe, ma la repressione va accompagnata sempre dal sostegno alle famiglie, all’educazione, al lavoro”.

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