Denatalità, il ministro Roccella: “col premier Meloni, donna e madre, l’Italia può cambiare rotta”

Il ministro Roccella ospite al Meeting di Rimini affronta il tema della natalità: un’incognita che la titolare del dicastero intestato alla famiglia, affronta proponendo l’equazione politica tra sostegno economico e rilancio culturale. Un binomio imprescindibile per un governo che, come quello in carica – e come ha ripetuto più volte il ministro in molte interviste e dichiarazioni pubbliche – vuole ricostituire e trasmettere ai cittadini il senso di una vicinanza dello Stato a chi desidera mettere al mondo un figlio. E nella sfida alla denatalità, con il governo Meloni siamo sulla strada giusta.

La sfida è quella alla riaffermazione della centralità della famiglia. L’argomento al centro della convention di Comunione e Liberazione a cui  la Roccella ha partecipato è l’inverno demografico. Il punto di snodo: come invertire una tendenza che secondo l’Istat porterà a un calo 2,9 milioni di cittadini in vent’anni. «In Italia siamo quasi sostanzialmente all’anno zero sulle politiche per la natalità e la famiglia che, assieme alle pari opportunità, sono le questioni centrali», ha spiegato allora il ministro intervenendo al Meeting; ma il nostro Paese «può porsi all’avanguardia del cambiamento, con una inversione a U, con un cambio di rotta.

Un cambiamento che, ha sottolineato il ministro dal palco riminese, «possiamo attuare: perché ora abbiamo per la prima volta un presidente del Consiglio che è donna ed è madre». Una inversione di rotta, quella a cui fa riferimento la Roccella, che viaggi nella direzione opposta a quella percorsa finora con una cultura che, secondo lei, nel tempo ha sminuito il valore della famiglia e della natalità.

«Si tratta di un problema che non investe solo il nostro Paese, ci sono politiche internazionali e un clima culturale antinatalista», osserva allora la Roccella sul punto. Quindi aggiunge: «Ricordiamo che mentre in Francia, più lungimirante, si avviavano politiche a sostegno della natalità, l’Onu dava un premio alla politica del figlio unico in Cina, tra l’altro politica autoritaria e violenta che ha provocato grandi sofferenze alle persone».

E in Italia, ricorda ancora il ministro della Famiglia, «c’era il Club di Roma, formato da intellettuali e scienziati che parlavano di squilibrio fra risorse e popolazione. E che per riequilibrare occorreva intervenire sull’unico punto possibile: ovvero frenare la crescita demografica con politiche antinataliste». Con il risultato che, sottolinea la Roccella anche in un’intervista a La Stampa in edicola oggi, «adesso si è ottenuto un clima culturale in cui essere genitori. Essere aperti alla speranza alla continuità tra nonni e nipoti. Pensare a una continuità per la tenuta sociale e la solidarietà, tutto questo si è pensato che fosse sbagliato», osserva il ministro.

Ecco, per rimodulare tutto questo e affrontare la sfida del cambiamento, la Roccella indica la strada del governo ed elenca le politiche che l’esecutivo metterà in campo per superare il problema della denatalità e sgomberare il percorso dagli ostacoli sociali, culturali, economici. A partire dall’assegno unico approvato la scorsa legislatura e che oggi è sotto procedura. Il governo lo difenderà, dice il ministro. Quindi annuncia: «Nella prossima finanziaria proporrò un pacchetto per il secondo figlio».

«Stiamo cercando di elaborare una legge che accompagni le donne nella maternità. Noi abbiamo un welfare protettivo ma non adeguato ai tempi che non sono più gli stessi», ammette la Roccella. «Serve un’azione di governo trasversale e compatta. Enti locali, aziende, solo se lo faremo fermeremo l’inverno culturale». Una stagione su cui il governo ha già iniziato le operazioni di disgelo.

Pubblicato da edizioni24

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