Daniele da un consiglio gratuito a Egonu: “il vittimismo può essere una patologia che mira a degli obiettivi. L’Italia non è razzista, guarda dove sei. Ora ti svelo una cosa…”

By Nina Z

Scrivere del direttore di ith24 Gaetano Daniele, è sempre una emozione. Scrivo da anni, ho conosciuto tanti giornalisti, non vorrei apparire di parte, e non lo sono, ma come Daniele ce ne sono pochi: se ne facciano una ragione.

Perché Sanremo è Sanremo. Ma cosa sarebbe Sanremo senza le liti, gli scandali e soprattutto la propaganda di sinistra? Semplice: non sarebbe Sanremo, appunto. Altro che Festival della musica italiana! Quella, la musica, purtroppo passa sempre in secondo piano. E così anche quest’anno, nella sua settantatreesima edizione, la quarta a conduzione Amadeus, ci siamo sorbiti la solita (prevedibilissima) dose di lagna rossa condita da inevitabili e ormai scontate polemiche.

E allora al terzo posto piazzamo Blanco che, dopo aver vinto la passata edizione insieme a Mahmood con Brividi, diventa quest’anno il simbolo del circo mediatico del teatro Ariston iniziato con il tira e molla su Volodymyr Zelensky e terminato con i bicchieri in faccia nel dietro le quinte. La sua esibizione, più che per la sua canzone, L’isola delle rose, rimarrà agli annali per la goffa sceneggiata sul palco: i calcioni contro i fiori già recisi, con tanto di scivolone e caduta, e i fortissimi dubbi sulla veridicità della sua incazzatura. Blanco spaccatutto ha dato davvero di matto o, come suggeriscono in molti, è stata tutta una montatura? Non lo sapremo mai. Dopo la gustosissima rissa in diretta tivù tra Bugo e Morgan, non ci stupisce più nulla. Resta, ad ogni modo, un cattivo esempio per chi era incollato allo schermo a guardare e in particolar modo per i giovani.

Dopo Blanco, passiamo alla pallavolista Paola Egonu. Per una settimana non ha fatto altro che dare agli italiani dei razzisti e dire quanto facesse schifo vivere in Italia per le persone con la pelle nera. È partita alla carica ancor prima che iniziasse il Festival con una intervista a Vanity Fair: “Se mai dovessi avere un figlio di pelle nera, vivrà tutto lo schifo che ho vissuto io. Se dovesse essere di pelle mista, peggio ancora: lo faranno sentire troppo nero per i bianchi e troppo bianco per i neri. Vale la pena, dunque, far nascere un bambino e condannarlo all’infelicità?”. Poi giovedì, durante la conferenza stampa che ha preceduto la “sua” serata, ha rincarato la dose: “L’Italia è un Paese razzista ma non tutti sono razzisti o tutti cattivi, ma se mi chiedete se c’è razzismo la risposta è sì. L’Italia sta migliorando da questo punto di vista e non voglio fare la vittima, ma dico come stanno le cose”. Un cliché: rientra nel copione di Amadeus. Quasi l’abbiano invitata per questo. Come a dire quanto sono brutti e cattivi gli italiani e quanto è brutta e cattiva è l’Italia con questa destra al governo. Fortunatamente, durante la diretta, (probabilmente assordata dalle critiche) ha leggermente corretto il tiro e messo una pezza alle polemiche: “Amo l’Italia, vesto con orgoglio quella maglia azzurra che per me è la più bella del mondo e ho un profondo senso di responsabilità nei confronti di questo Paese in cui ripongo tutte le mie speranze di domani”. Meglio tardi che mai!

Ma il più grande è stato Fedez. Sentendosi ancora al concertone del Primo Maggio, reppa contro il viceministro ai Trasporti Galeazzo Bignami (“Se va a Sanremo Rosa Chemical scoppia la lite, forse è meglio il viceministro vestito da Hitler”) e il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella (“Purtroppo l’aborto è un diritto sì, ma non l’ho detto io, l’ha detto un ministro”), poi regola i propri conti col Codacons, con cui litiga e va in causa da anni, e infine strappa la fotografia del deputato di Fratelli d’Italia manco fosse la Sinead O’Connor del nuovo millennio. Ridicolo! E ridicolo pure il circo mediatico dell’Ariston, con Amadeus che in diretta non fa un plissé e la Rai che si dissocia (il giorno dopo). Ma, dopo tutto, potevano forse lasciarsi scappare un’occasione tanto ghiotta: un’infornata di propaganda rossa (anzi rossissima) in prima serata, sull’ammiraglia della tv di Stato, giusto giusto a ridosso delle regionali? Al netto di qualche canzone, sembrava quasi di stare alla Festa dell’Unità… solo che, come sempre, è tutto a spese di noi contribuenti! Ma questa è solo una mia opinione che condividiamo all’interno delle stanze di ith24. Ma vediamo invece come la pensa il nostro direttore Gaetano Daniele, che è stato criticato da un impiegato di Sanremo per aver esternato il suo pensiero sul Festival. E lo conosciamo, libero e sincero, non le manda a dire.

“Inizio questo articolo – chiosa Daniele – parlando di Sanremo, e di alcune critiche ricevute da una specie di impiegato del Festival. Le critiche non sono solo il sale della democrazia, ma del confronto. Le accetto. Altra cosa sono le offese. Questa brevissima premessa per sposare appieno l’artocolo 21 citato da Benigni: la libertà di espressione, di pensiero, mi affascina. Sapete, non sono il primo della classe, non lo sono mai stato. E tanto meno mi appresto ad esserlo. E a chi me lo appiccica addosso, rispondo: non sono un pennivendolo, se lo fossi starei a bere drink su qualche isola paradisiaca con la faccia nelle chiappe di qualche bella donna, che capisce il buono… e sa distinguere uno sfigato, un soprammobile da altro. Per mia sfortuna mi manca solo l’isola Paradisiaca. Il resto è a portata di mano. E quindi mi limito a raccontare “ciò che penso”. Ascolto buona musica. Ho detto buona musica. Perché di rocchettari che si improvvisano Jimmy Page ne è pieno il mondo. E stonano. L’articolo 21 della Costituzione è il mio preferito, per questo scrivo e continuerò a scrivere di Foti & Co. Mi è ancora concesso, buffone? O secondo qualcuno sono cosi pericoloso da prendere bottiglie di vetro dalla spazzatura e magari romperle in testa a qualcuno?. Magari sono così pericoloso da prendere a schiaffi il mio professore di religione sol perché mi ha richiamato per aver dimenticato il rosario…!. Oppure sono così pericoloso perché ho la bugia facile… e magari ho l’arte di capovolgere i fatti nonostante le prove affermino il contrario. Magari sono talmrnte pericoloso sol perchè non sono manipolabile, e neanche ci penso a fare il ciondolo di qualcuno. Prima o poi mi stancherei. Quindi fatti due conti. Eh già… sono di destra.. sono un mostro… chiamate Ghostbuster!”.

Gaetano Daniele afferma di non avere seguito il Festival di Sanremo, e neanche ci tiene a vederlo, e dunque non ha visto neanche il monologo di Benigni se non a mezzo social, inevitabile. Ma spiega al comico toscano il motivo per cui quell’articolo 21 è per lui il prediletto. “Perché a differenza di Benigni, al quale credo nessuno abbia mai impedito di dire quello che pensava come e quando voleva, a noi giovani di destra per anni e anni è stato vietato di esprimerci: nelle scuole, nelle università (caso Capezzone 2022) nelle piazze. La verità fa male, va driblata. E cane non mangia cane. Non solo su argomenti meramente politici, ma anche su questioni che non dividevano, su diversi punti di vista. Essere di destra veniva inteso quasi come essere cattivi a prescindere, al punto che anche in vari processi, gli avversari, non avendo che cazzo dire, tiravano in ballo le tue ideologie politiche, invitando i giudici a riflettere. Roba da pennivendoli, non di quelli che vendono il proprio corpo, ma di quelli che venderebbero la loro dignità per un paio di mutande scontate, da far arricchire le loro curatrici d’arredo con la scusa di garantire il miglior quadro alle pareti. Noi sappiamo che cos’è la censura, la libertà di espressione ce la siamo dovuta guadagnare giorno dopo giorno. Ti è chiaro? È difficile lo so. Non sai neanche tu quello che scrivi. Ma chi te l’ha scritta questa commedia, tua sorella?. E non aver paura di quello che potrei fare, preoccupati di quello che è stato fatto e detto a Sanremo. Anche perché ai pennivendoli come te, il podio è assicurato. Saprei riconoscere uno sfigato dall’odore. Non è superiorità. Ma esperienza. E se non capisci quello che scrivo, fattelo tradurre. E a dirti il vero neanche me ne frega più di tanto.

Poi Daniele sposta l’asse, e risponde a Paola Eganu nel quale ho gia avuto modo di scrivere quanto accaduto: “Bellissima Paola, ci piaci, ma dici cose che non condivido affatto. L’Italia è un paese razzista? Questa la frase che ha aleggiato sulla  terza giornata di Sanremo 2023, pronunciata dall’atleta. Una considerazione che gli italiani non meritano. Paola è un atleta di rara bravura. I suoi genitori sono originari della Nigeria. Recentemente si è lamentata in quanto alcuni ignoranti le hanno detto: ma tu come fai a essere italiana nonostante sia nera? Domanda scema poiché se una ragazza gioca in una nostra rappresentativa sportiva deve per forza avere la nostra nazionalità. A prescindere dal colore della pelle.

La giovane – continua Daniele – si è offesa al punto di aver detto precipitosamente che si sarebbe ritirata dalla squadra di cui è la regina; avendo segnato più punti in carriera di tutte le sue colleghe. Reazione esagerata a cui se ne sono aggiunte un paio successive. Queste: il vostro è un Paese razzista, la seconda: non voglio avere figli perché desidero che non siano oggetto di scherno per via del loro colore. Una ricostruzione che fa scrivere a Gaetano Danirle che una vicenda così porta a nutrire comprensione per la splendida atleta. Fin qui la “carezza”. Poi la critica: “Se però ragioniamo, non possiamo che darle torto anche in seguito alla sua partecipazione al Festival di Sanremo, un traguardo riservato a persone considerate più che patriote. Tanto per cominciare non si può dire che l’Italia spicchi per razzismo, visto che ogni giorno vi approdano centinaia, se non migliaia, di africani. Il che accade da decenni”.

Insomma, per “pochi cretini che sfogano la loro imbecillità sui social” non si può colpevolizzare la totalità degli italiani. Non si può  pronunciare una frase così netta e definitiva come una clava: “Italia Paese razzista, io dico le cose come sono”. Eh no, cara Paola,  “Del nostro popolo si può dire tutto il male possibile tranne che sia razzista”. Al netto degli imbecilli “nel complesso è assurdo dire che siamo gente capace di discriminare”. La prova provata – scrive Daniele – consiste nel rispetto e nell’ammirazione che tutti noi abbiamo sempre avuto per Paola. La quale da queste parti non solo è stata rispettata, di più, ma esaltata per la sua capacità di essere diventata una campionessa inarrivabile nel suo sport”. Esaltata ed apprezzata anche per la sua bellezza statuaria. “Credo che poche donne da queste parti vengano lodate quanto Paola”. Giovedì sul palco di Sanremo, per dire, dopo che Nina Z mi ha fatto vedere il video, le sono arrivati applausi a scena aperta: “Sei bellissima”, gridavano dal palco , come abbiamo potuto constatare.

Un consiglio le fornisce Daniele: “Deve solo imparare a sopportare i deficienti che pure qui sono numerosi, come probabilmente abbonderanno anche in Nigeria. Noi le vogliamo bene e non vorremmo mai perderla. Bisogna sopportare coloro che sono molesti senza fare di ogni erba un fascio. E, a proposito di deficienza, la ragguaglia: “Pensi che tra italiani l’offesa più sanguinosa tra quelle correnti è fascista, quando i fascisti non esistono da decenni. Cara Paola, si adegui alla nostra balordaggine”. E conclude alla sua maniera: “Fammi dirti, ti do del tu: se tieni la bocca chiusa, mi fai impazzire”.

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