Daniele: “Odio, competizioni, gelosia e insipienza. Al Salone del libro una copertina tutta fumo e niente arrosto”

By Gaetano Daniele

Odio, gelosia, tanta insipienza e marchette démodé. Questi alcuni ingredienti al Salone del Libro che stanno occupando un pentolone che sembra non riempirsi mai. Solo tanto fumo, ma niente arrosto all’orizzonte! E meno male che, giusto ieri, Michela Murgia al Salone del libro puntava il dito contro quelli che a suo dire sono i “fascisti” da combattere. E cioè Giorgia Meloni e il suo governo.

Perché a guardare quello che è successo a Torino, verrebbe da pensare l’esatto contrario. E cioè che i fascisti non sono affatto quelli dell’esecutivo ma i violenti che hanno impedito al ministro per le Pari opportunità e la Famiglia Eugenia Roccella di parlare. Guarda un po’, ancora una volta l’odio militante e l’intolleranza, che sfocia in manifestazioni di violenza fisica e ideologica, portano la firma dei soloni dell’antifascismo, disposti a tutto pur di imporre la propria ideologia. Fanno di tutto per essere considerati, quando quel “tutto” non li ha mai considerati, ieri, oggi e tanto meno domani. Anzi. L’unica linea che è senpre passata dalla destra è quella del sorriso e della totale indifferenza. È, e resterà sempre una questione di stile aver preso le distanze da certi esponenti deviati oltre ogni ragionevole dubbio. Anche se questo dubbio fosse manipolato da terzi. Meglio immocenti in galera da uomini liberi, piuttosto che mischiare le nostre facce da questi gruppi malati, deviati, schizofrenici. Vere e proprie bombe ad orologeria. Non sai mai quando scoppieranno. E a scoppiare, scoppiano. Prima o poi. Come a Firenze, e appunto al Salone del Libro. È solo questione di tempo. (Chiaro il concetto?).

Non solo. L’avete letta l’intervista sul Domani di Roberto Saviano? Che chiarisce appieno il concetto di puttana. Spiegava che “questa destra (quella al governo, ndr) è violentissima”, che la Meloni parla “la lingua del picchiatore” e che il suo paradigma è “spaventoso” perché impedisce a “chi ha un’altra visione” di realizzarsi. Perché oggi pomeriggio, proprio a Torino, ci verrebbe da dire che è successo l’esatto contrario. A parlare “la lingua del picchiatore” non è stata certo la Roccella, che anche dopo l’aggressione ha invitato al dialogo, ma un gruppetto da sempre abituato a impedire a “chi ha un’altra visione” di esprimerla e a incassare il buffetto compiaciuto di quegli stessi progressisti che poi vanno sui giornali a pontificare. A proposito di puttane, mi riferivo a quelle di bassa lega.

A muovere le mani sono stati, infatti, gli ecocretini di Extinction Rebellion e le femministe di Non una di meno. Hanno unito le forze, formando un inedito branco di intolleranti, per dire chiaramente chi ha diritto di parola e chi no, al Salone del libro di Torino come in tutta Italia. Roba da Orbi. Da Orchi. Da Balene fameliche che non si saziano mai.

E ancora. Per fortuna che, sempre questa mattina, dalle pagine di Repubblica, Zerocalcare rinfacciava alla sinistra di essersi fatta (letterale) “soltanto i cazzi propri” e di non aver determinato alcuna egemonia culturale. Perché a vedere il menefreghismo con cui i vertici del Salone del libro hanno accolto la cacciata di un ospite, che per di più è un ministro della Repubblica, saremmo spinti a pensare tutt’altro. E cioè che una “egemonia culturale” c’è (eccome!) e, guarda un po’, non solidarizza con la povera Roccella. Anzi. Siamo spinti a credere, così su due piedi, che questa “egemonia culturale” simpatizzi più con gli scalmanati, che urlavano con la schiuma alla bocca, che con la democrazia. Ovvero vorrebbero farcelo credere manipolando la verità chiamando manipolatori altri.. E per farlo, non sanno più a quali provocazioni rivolgersi. Se le sono inventate di tutti i colori, quasi a farsi uscire il fumo dalle orecchie. Manca solo che si danno uno schiaffo, si stolkerizzano da soli, e poi vanno a denunciare chi era a fottere altrove.

E questo dovrebbe spingere tutti (anche il direttore uscente del Salone del libro, Nicola Lagioia) ad accendere un campanello d’allarme. Perché, quando il dialogo e il confronto vengono messi a tacere con la prepotenza, ebbene lì finisce la libertà. E non solo quella della Roccella e delle persone (poche o tante non importa) che volevano ascoltare quello che aveva da dire, ma anche quella di tutto il nostro Paese. Che oggi, con buona pace della Murgia, è un po’ meno democratico e più fascista. E non certo per colpa della Meloni e di un esecutivo eletto democraticamente dal Popolo. Se ne facciano una ragione una volta e per sempre, senza più marchette démodé: distinti e distanti, ieri, oggi e per sempre da questa accozzaglia!

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