Covid, Daniele: “Al di là dell’ignoranza e del menefreghismo delle persene, lo ‘Zero Covid Policy’, ha fatto acqua da tutte le parti”

By Gaetano Daniele

Questa volta non mi rivolgo a quei genitori indisciplinati, irresponsabili alle più basilari regole di rispetto per il prossimo, che pur di uscire il sabato sera o per andare a lavoro, accompagnano i figli col Covid ai rispettivi campi estivi o dai parenti quasi fossero sacchi di patate da scaricare. Ostacoli. Come accaduto in Campania. Difatti le azioni scellerate di una mamma hanno avuto risvolti negativi anche su altri bimbi. Quasi tutti positivi. Stendiamo un velo pietoso, altrimenti poi mi danno del fascista.

Ma giusto due parole volevo spenderle per la tanto lodata riuscita della zero-Covid policy. Più che riuscita aveva già rivelato i primi segni di cedimento dopo gli eventi di Shanghai e Pechino:nonostante l’iniziale lode alla Repubblica Popolare per aver sconfitto l’epidemia grazie all’efficienza e alle ristrettive opere di vigilanza utilizzate, basate su lockdown e privazione della libertà personale (da non tener presente la mamma del sabato sera e del campo estivo), i fallimenti anche su questo aspetto stanno venendo a galla uno per uno. 

Secondo il Governo, il World Health Organization (Who), quando ha criticato la zero-covid policy ritenendola insostenibile, sbagliava, affermando che il Who non comprendeva la scienza e che fosse addirittura ignorante riguardo i virus. Ma i fatti stanno rivelando proprio il contrario e la Cina non riesce proprio ad ammetterlo.

Tra le assurde misure adottate dal Governo, accanto al prelievo forzato dei cittadini dalle loro abitazioni, alla reclusione di gente in tendoni lugubri e dalla scarsa igiene, c’è anche l’utilizzo, per non dire lo sperpero, di tamponi sugli animali. Non si parla solo di animali domestici – cani e gatti positivi venivano abbattuti senza alcun fondamento scientifico, infatti non è ancora stato provato che gli animali possano trasmettere il virus all’uomo – ma anche di pesci, crostacei e qualsiasi tipo di animale la cui destinazione sarebbe dovuta essere lo stomaco dei cinesi. Azioni che, oltre ad essere infondate, miravano solo a rassicurare i cittadini sulla provenienza del loro cibo. 

Oltre a creare malcontento e a suscitare le reazioni da parte del popolo, tutte le assurde misure attuate e ancora in corso hanno dei costi che sono ricaduti, tra le altre cose, anche sul sistema sanitario privato. 

Il caso preso in analisi da Reuterse esempio delle difficoltà che sta creando la politica cinese perseguita finora è Minsheng, ospedale della città Fuyang. L’ospedale è stato costruito solo quattro anni fa ma è fallito nel mese di marzo perché non più in grado di sostenere le spese. 

Negli ultimi anni l’ospedale è stato impegnato nella vaccinazione e nei test di massa in città. I suoi dipendenti sono stati impegnati in “prima linea” a condurre tutte le misure imposte dal governo e  nelle strutture mobili piazzate in città per eseguire i tamponi faringei per entrare in scuole e luoghi di lavoro. La conseguenza è stata la sospensione dei servizi su cui si reggeva l’ospedale da un punto di vista economico. 

La guerra cinese al coronavirus è ormai sfuggita di mano. Il direttore dell’ospedale Li Wenfang sul sito dell’ospedale scrive “Andremo dove sarà necessario. L’epidemia non si ritira e noi non ci ritireremo”. Segno distintivo della cultura cinese è senza dubbio la tenacia con cui combattono le loro battaglie. 

Il caso di Minsheng è solo un esempio dei numerosi casi di ospedali che hanno dichiarato bancarotta in seguito alle considerevoli spese dovute al rispetto della politica zero-Covid. Quarantasei ospedali privati hanno dichiarato bancarotta nel 2021 e ventisei hanno avviato la procedura di fallimento quest’anno. La mancanza di risorse investita negli altri programmi, come il “Cina sana”, che ha lo scopo di aumentare l’aspettativa di vita dai 76 anni attuali a 79 entro il 2030, ne potrebbe minare la riuscita. Ciò sarebbe poi da aggiungere alle sconfitte che la Cina sta già affrontando. Per qualcuno, invece, è stato difficile ottenere cure mediche per malattie non legate al Covid. Questo dimostra come le risorse destinate al potenziamento della sanità pubblica siano venute meno in favore dell’attuazione della strategia zero-Covid. 

Secondo i dati raccolti, sempre meno cittadini si sono affidati alle cure degli ospedali privati, in alcuni casi anche perché le politiche costringevano a inviare pazienti con sintomi simili a Covid nelle strutture pubbliche. Ma anche la paura ha giocato un ruolo rilevante: molti hanno evitato di recarsi in ospedale per paura di essere messi in quarantena con la forza. 

Nonostante le evidenze, la Cina non ammetterà mai il proprio fallimento. I leader cinesi infatti continuano a sostenere la politica, ritenendola l’opzione meno costosa per il Paese. Le dure regole hanno avuto un effetto anche sulla popolazione, ma è difficile che si espongano contrariamente alle decisioni del governo. Affermano infatti di essere convinti che le regole siano per la loro stessa protezione.  

Il presidente Xi Jinping ha riconosciuto almeno i costi economici della zero-covid policy, affermando che “è meglio influenzare temporaneamente lo sviluppo economico che danneggiare la vita e la salute delle persone”. 

Pubblicato da edizioni24

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