“Colpito il Mossad”. L’attacco rivendicato dall’Iran

Nuova impennata della tensione in Medio Oriente. I guardiani della Rivoluzione iraniani hanno sparato nella notte diverse salve di missili contro obiettivi che hanno definito “terroristici” in Iraq e in Siria, uccidendo almeno quattro civili e ferendone altri sei. Secondo l’agenzia di stampa Irna nella periferia di Erbil, capitale del Kurdistan autonomo nel nord dei territori controllati da Baghdad, i vettori hanno distrutto un “quartier generale dello spionaggio” israeliano. Un altro attacco sarebbe stato diretto contro “un raduno di gruppi terroristici anti-iraniani”.

I soldati degli ayatollah hanno anche affermato di aver individuato nella città di Idlib in Siria “i luoghi di ritrovo dei comandanti e dei principali elementi legati alle recenti operazioni terroristiche, in particolare dello Stato islamico”, e di averli eliminati “sparando colpi di arma da fuoco” e missili balistici. I pasdaran hanno dichiarato di aver lanciato in totale 24 vettori, 11 verso la città siriana e 13 contro Erbil. “Continueremo gli attacchi fino alla completa ritorsione per coloro che sono stati uccisi negli attacchi terroristici in Iran” hanno detto i guardiani della Rivoluzione in un comunicato.Si sarebbe trattato, quindi, della vendetta promessa dal presidente Ebrahim Raisi per l’attentato del 3 gennaio che ha causato più di 100 vittime. Per quanto riguarda “il quartiere generale delle spie del regime sionista”, le autorità di Teheran hanno dichiarato che si sito è stato utilizzato per “sviluppare operazioni di spionaggio e pianificare azioni terroristiche nella regione”. Anche questo attacco può essere considerato come una rappresaglia, questa volta per l’uccisione del comandante dei pasfaran in Siria Sauyed Razi Mousavi eliminato in un raid dell’aviazione israeliana.

I raid sono stati immediatamente condannati da Washington. La portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca Adrienne Watson li ha definiti “sconsiderati e imprecisi”, specificando poi che nessuna installazione americana è stata colpita. Masrour Barzani, primo ministro del Kurdistan iracheno, ha chiesto al governo di Baghdad di “adottare una posizione ferma contro questa violazione della sovranità irachena”, sottolineando che si metterà in contatto con “i nostri partner della comunità internazionale per porre fine a questi brutali attacchi”.

Il ministero degli Affari Esteri iracheno ha immediatamente convocato l’incaricato d’affari iraniano nella capitale, per consegnargli una lettera di protesta, in cui si “condanna l’aggressione compiuta contro diversi settori di Erbil che ha causato vittime tra i civili”, che viene definita “una palese violazione della sovranità irachena, che viola il diritto internazionale e minaccia la sicurezza della regione”. Le autorità di Baghdad hanno anche dichiarato che adotteranno tutte le misure legali necessarie, compresa una denuncia al Consiglio di sicurezza dell’Onu. A sua difesa, l’Iran ha affermato di “rispettare la sovranità e l’integrità territoriale degli altri Paesi”, ma di essere pronto a utilizzare i suoi diritti legittimi per scoraggiare le minacce alla propria sicurezza nazionale.

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