La luce dopo il tunnel di Chiara Valerio: dare importanza a padre e madre è “fascismo del sangue”

Chiara Valerio fa un sacco di cose. Soprattutto scrive. Scrive libri, cura libri, scrive articoli. Quello di oggi su Repubblica è un capolavoro. Ci spiega quanto siano retrò, escludenti e non inclusivi i legami di sangue. Ci tenete a vostro padre, a vostra madre, a una sorella, a un fratello, a un figlio? Bene, anche se fino a ieri non ve ne rendevate conto in realtà siete fascisti. E figuriamoci se ogni tanto pensate ai vostri nonni. Una cosa sbagliatissima.

Chiara Valerio, impietosita dalla nostra ignoranza, ce lo ribadisce in modo inequivocabile: “Non mi viene in mente niente di più fascista del sangue. Il sangue che stabilisce parentele, gerarchie, eredità, tradizioni. Il sangue che consente di mantenere i privilegi. Il privilegio che è l’opposto e il contrario del diritto“. Questo l’attacco del pezzo di oggi  che si intitola “Il fascismo nel sangue“. Il riferimento ovviamente è alla Procura di Padova che ha impugnato gli atti di nascita di 33 coppie.

Ma gli strali di Chiara Valerio sono tutti contro il governo. Per lei il dato biologico va scardinato. Se per te invece conta sei fascista. Perché se conta il dato biologico conta anche il sesso di appartenenza. Pura bestemmia per chi predica il genere “percepito” e la famiglia fondata sull’”ammmore”. Il bello è che Valerio, saltando di palo in frasca, ci spiega che “mamma” non è una etichetta. Ma una relazione. La biologia non può prevaricare la persona. Dunque, chi ti accudisce ti è madre. Un po’ come l’oca Martina di Lorenz che scambiava il famoso etologo per una mamma oca. Dunque, perché stare a dare tutta questa importanza alla persona che ha portato in grembo per nove mesi un’altra persona per poi partorirla e allevarla? Ci sarebbero dei nomi, direbbe Joanne Rowling, per definire questa relazione tra persone: non esseri neutri ma madre e figlio. Si dovrebbe dire così, madre e figlio. Ma è una roba così fascista, così razzista, così egoista…

Infine arriva Marco Mengoni, anche lui esperto di bioetica, che fa il concerto a Padova e bacchetta i magistrati: dovrebbe essere proibito – conciona – decidere cosa è famiglia. E già. Come è possibile che vi sia chi stabilisce cos’è una famiglia. Un’idea, come la metafora di Thomas Khun, che sta nel nostro pensare e immaginare da secoli ma poi arriva Mengoni e ti spiega che è tutta una cazzata quel tuo pensare e immaginare. Eppure, ci sarebbe anche la Costituzione che “osa” definire la famiglia. Articolo 29:  La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Capito? La nostra Costituzione più bella del mondo? In un attimo, paffete, da antifascista diventa fascista… Chi lo avrebbe mai immaginato? Meno male che c’è Chiara Valerio. Meno male che c’è Marco Mengoni.

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