Charlie Hebdo si supera in squallore: vignette sulla morte di Berlusconi: Meloni disegnata come un verme

“I vermi di Berlusconi”. Non si smentisce  il giornale satirico francese Charlie Hebdo. Ha pubblicato in due riprese altrettante vignette sulla morte del fondatore di FI, che non esitiamo a definire squallide. Un disegno a colori a tutta pagina dal titolo «Il testamento di Berlusconi»: si vede la testa dell’ex premier dalla quale fuoriescono tre vermi, con le sembianze di Viktor Orbán, la premier italiana Giorgia Meloni e la leader della destra francese Marine Le Pen. Un Berlusconi sorridente esclama: «Lascio in eredità all’Europa tutti i miei vermi di estrema destra». Anche il giorno successivo alla sua morte la rivista parigina aveva pubblicato un altro disegno satirico. Una vignetta in cui due uomini in giacca e cravatta – con tanto di baffi, cappello e occhiali da sole, insomma dei mafiosi – gettano una bara nel vano per la plastica di un cassonetto della raccolta differenziata. Da un lato, l’abbigliamento legato all’immaginario della criminalità organizzata; dall’altro, c’è la presa in giro sugli interventi di chirurgia estetica. “È morto il padrino e non ci mancherà» scrive la rivista satirica francese.

A corredo delle vignette Gèrard Biard scriveva: «Il padrino Silvio Berlusconi è morto»; aggiungendo che il leader italiano, «ha aperto la strada a una sottile schiera di avatar, tra cui Trump è senza dubbio il più vincente». Insomma, satira, insulto, offese gratuite ad altri protagonisti della vita politica, come la premier Meloni. Era difficile superare il cattivo gusto di Vauro e Natangelo sul tema della morte  del Cavaliere. «Quale luogo sceglierà il Cavaliere – sì, è lui che sceglie – per trascorrervi la sua eternità?». A quel punto la rivista dà due opzioni. Se andrà in Paradiso, «finalmente sapremo il sesso degli angeli; perché Berlusconi non era il tipo intersezionale. E si è applicato tutta la vita per essere l’incarnazione del maschio latino in tutto il suo splendore e tutta la sua arroganza». Se invece finirà all’inferno, continua il settimanale, «è meglio che Satana si aggrappi alla sua sedia esecutiva e tenga le sue truppe, perché sta arrivando un serio concorrente e potrebbe esserci un colpo di stato nell’aria sulfurea». Infine, la redazione di Charlie Hebdo tira le sue conclusioni sulla morte di Berlusconi: «Ci mancherà? No. Soprattutto perché oggi abbiamo ancora molto a che fare con la sua eredità».

Ai puristi della satira piacerà questo non fare sconti ai propri bersagli polemici. La satira vive anche di “cattiveria” e forse non c’è una tempistica, quando ci sono di mezzo defunti, sul quando i “falchi” della satira  possono scatenarsi. C’è però una tempistica del buon senso e della sensibilità, che però pare non siano la specialità della casa di Cherlie Hebdo. C’è poi lo “sfregio” indiretto che rimane indigesto. Muore il Cavaliere e si dà del verme a Giorgia Meloni- tra gli altri-: ritraendola come un frutto putrido del berlusconismo. Questo sì, è irricevibile. Del resto Charlie Hebdo ha irriso i morti del terremoto di  Amatrice,  con una vignetta che ritrae la Morte con tanto di sci e falci al posto delle racchette”. Derise la tragedia di Rigopiano. In entrambi i disegni il confine tra l’irriverenza della satira e la disumanità fu superato di gran lunga. Lo stile fa la differenza. Sul Corriere di mercoledì Luca Giannelli, vignettista del quotidiano pubblica alcuni suoi disegni del passato che esprimevano critica verso Berlusconi, ma con un gusto del divertimento dove invano si cercherebbe cattiveria. E lo rivendica: “Con lui mi sono divertito”. Siamo anni luce al di sopra dei colleghi francesi.

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