Cesare Battisti imita Cospito e denuncia una “persecuzione”. Ora la sinistra farà nuove passerelle?

La strada l’ha traccia Alfredo Cospito: lamentarsi del carcere, magari iniziare uno sciopero della fame, scatenare i vandalismi degli anarchici ed aspettare che la sinistra “amica” si commuova e inizi una battaglia politica, magari accusando il governo di fascismo. Stavolta tocca a un altro criminale, Cesare Battisti, denunciare presunti maltrattamenti carcerari per chiedere un regime migliore, anche se lui non è al 41-bis come Cospito.

Battisti, ergastolano per anni latitante all’estero con la complicità della sinistra, si è rivolto al tribunale di Sorveglianza di Reggio Emilia con un reclamo in cui lamenta “un’aggressione fisica e verbale” da parte di alcuni agenti della polizia penitenziaria del carcere di Parma, i quali si sarebbero resi responsabili del “danneggiamento di oggetti personali”, tra cui il pc, il tutto “nel disegno di un’accanita persecuzione” nei suoi confronti. Lo confermano fonti legali. L’ex militante dei Pac, catturato in Bolivia nel 2019 dopo una lunga latitanza, ha ‘denunciato’ l’accaduto in un manoscritto di tre pagine in cui descrive la presunta irruzione nella cella avvenuta la mattina del 2 marzo scorso. La polizia penitenziaria respinge le accuse.

“Riteniamo che il reclamo al Tribunale di Sorveglianza di Reggio Emilia presentato da Cesare Battisti, detenuto presso il carcere di Parma, il quale lamenterebbe ‘un’aggressione fisica e verbale’ e il danneggiamento del computer e altri oggetti personali, riportato da alcune fonti di stampa, sia frutto di un’iniziativa meramente strumentale e correlata all’insofferenza alle regole penitenziarie, le quali prevedono anche le perquisizioni ordinarie. Da quanto apprendiamo, non risultano violenze di nessun genere né danneggiamenti agli oggetti personali o al pc”. Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria

“Naturalmente, confidiamo che l’autorità giudiziaria possa fare chiarezza sull’accaduto e assumere gli eventuali provvedimenti di competenza anche per fermare quella che ormai sembra una sorta di tiro al piccione nei confronti del Corpo di polizia penitenziaria. Specie in occasione di eventi avversi e a seguito di rimostranze e persino aggressioni da parte di reclusi a operatori – spiega – è prassi ormai comune che i primi presentino le più disparate e fantasiose denunce alla magistratura anche per precostituirsi un alibi”.

“Pure per questo ribadiamo l’urgenza di mettere in sicurezza il sistema carcerario, a partire dalla revisione del modello custodiale e dal potenziamento reale degli organici della Polizia penitenziaria, mancanti di 18mila unità. Il concorso appena bandito per il reclutamento di 1.713 agenti, difatti, non basterà neppure a rimpiazzare i cessati dal servizio negli anni precedenti”, conclude De Fazio.

Pubblicato da edizioni24

Pubblicato da ith24.it - Per Info e segnalazioni: [email protected]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.