Caso Cotticelli, M5S e nomine, l’incapacità dei grillini è un dato oggettivo

Lungi da noi l’intenzione di infierire sulla carcassa di un ex-commissario. Sarebbe inelegante e la sola idea ci ripugna. Ma per capire che Saverio Cotticelli fosse l’uomo sbagliato nel posto sbagliato non c’era bisogno di aspettare la pirandelliana intervista-harakiri che lo ha costretto alle dimissioni. Bastava ascoltarne un’altra, precedente, che pure circola su YouTube, in cui annuncia che a guidarlo nella sua (impossibile?) missione di risanamento della sanitàcalabrese sarebbe stato il metodo della «condivisione». E butta giù un elenco di possibili interlocutori – dalla politica al sindacato – che lui sintetizza nella formula «tutti gli attori territoriali del comparto».

Intento lodevole. Peccato che un commissario, più che confrontarsi, debba decidere. E proprio al posto di quelli ai quali vuol chiedere consigli. Non stupisce,perciò, che Cotticelli ignorasse persino che spettava a lui redigere il “piano covid” per la Calabria. Uno così, detto con tutto il rispetto, non lo nomini. Soprattutto per una destinazione nota come la sanità calabrese e pure con la missione di redimerla. Ma qui il problema non è più il nominato bensì il nominante, che di nome fa Giulia e di cognome Grillo. È del M5S ed ha preceduto Roberto Speranza alla guida del ministero della Salute. Vista la cattiva riuscita del suo prescelto, tiene prudentemente la testa girata dall’altra parte come se la questione non la riguardasse. Ma ci ha pensato qualcun altro a parlare per lei. E a rendere più chiaro quel già si intuiva: l’ex-ministra ha puntato su Cotticelli in quanto generale dei Nas. Come a dire: che c’è di meglio?

Invece è proprio qui che casca l’asino. Già, perché come tutti quelli della sua specie, la Grillo ha fatto una doppia semplice equazione: politica uguale corruzione, sanità uguale appalti. Ergo, ci piazzo un carabiniere e spezzo l’incantesimo. Invece Cotticelli si è rivelato un doppio disastro, prima come militare poi come decisore. La logica sottesa alla sua nomina è la stessa che ha portato Sergio Costa, a ministro dell’Ambiente. Il suo merito? Da generale della Forestale ha condotto indagini sulla Terra dei Fuochi in Campania. E tanto basta. Il problema, ovviamente, non sono loro. Ma è tutto nella convinzione della prima forza del Parlamento che il governo sia solo una Procura della Repubblica senza pm. E che basti una divisa per far marciare le cose. Poveri illusi. E povera Italia.        

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