Blocco a catena per le Ong fuorilegge. Ma la Schlein si inventa un “reato”: venghino migranti venghino, tutti in Italia

Le Ong che scelgono di operare nel Mediterraneo e che prevedono di chiedere un porto all’Italia e non ad altri Paesi conoscono le regole di ingaggio stabilite dal decreto Piantedosi. Sono mesi che la misura è in vigore e la legge non ammette ignoranza, né per i singoli cittadini e nemmeno per le organizzazioni non governative che trasportano i migranti. Non si può effettuare più di un intervento, subito dopo bisogna chiedere il porto e bisogna dirigersi verso il porto indicato dalle autorità italiane: queste sono le condizioni stabilite dal Viminale.

L’Italia è un Paese sovrano e solo le sue istituzioni possono disporre del territorio con leggi e norme: se le Ong non riconoscono la sovranità del Paese esiste un problema alla radice. Se continuano a chiedere il porto all’Italia nonostante da anni il nostro Paese subisca attacchi e critiche, allora il problema è più serio di quanto non si immagini e va oltre la semplice disobbedienza. Tra le ragioni di tale comportamento c’è l’atteggiamento del Pd e della sinistra europea, almeno di gran parte di questa, che offre copertura politica a queste organizzazioni. Resta un nodo da sciogliere, quello che nessuno da quelle parti ha mai avuto il coraggio di affrontare a viso aperto: perché tutte le navi devono sbarcare in Italia, anche ora che è stato dimostrato che possono compiere lunghi tragitti e quindi sbarcare in altri Paesi del bacino?

Ricevere una multa e un fermo amministrativo per aver salvato più vite umane di quelle ‘autorizzate’: il decreto del governo Meloni costituisce il reato di solidarietà”, dichiara Elly Schlein in una nota, ennesima invenzione di una sinistra che finge di non vedere la tragedia umanitaria che si sta compiendo sul territorio italiano. “Tutta l’Africa in Italia non ci può stare. È un fatto oggettivo, e di rispetto: nei confronti di chi si ospita e nei confronti dei nostri cittadini. Se no, metti a repentaglio la sopravvivenza delle comunità. Perché bisogna esserne consapevoli: qui rischiamo di dover cambiare il nostro modello”, avverte Luca Zaia, chiedendo l’intervento dell’Europa.

Intanto, forti del supporto politico delle sinistre, le Ong continuano a violare i decreti italiani e a essere fermate. La barca veloce Aurora, della Ong Sea Watch è stata fermata a Lampedusa per 20 giorni. La nave Sea-Eye4, invece, ha ottenuto un fermo identico a Salerno, anche se si tratta della seconda violazione da parte della nave. A Massa Carrara, invece, è stata fermata per 20 giorni la nave di Open Arms. Sono in tutto tre, quindi, gli assetti della flotta civile fermi per i prossimi 20 giorni. Le Ong si lamentano ma la soluzione per evitare di inciampare nelle maglie del decreto Piantedosi per propria disobbedienza: chiedere il porto altrove. Perché non viene fatto?

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