“Appendiamolo per i piedi”. Il mondo Lgbt, i non normali nel modo di esprimersi ai cortei, sognano di far fuori Vannacci. Mangiano tarantole e sputano odio e veleno… Ma i fascisti per loro sono altri….

Il libro del Generale Roberto Vannacci ha scatenato enormi polemiche per i suoi contenuti e ora è in corso un’accesa discussione tra chi ritiene sia un legittimo diritto esprimere il proprio pensiero, anche nella posizione del graduato, e chi, invece, considera le riflessioni contenute nel volume incompatibili col ruolo e il giuramento sulla Costituzione.

Nello dialogo più o meno civile che si è sviluppato, non mancano le posizioni estreme e, tra queste, quella del giornalista e conduttore radiofonico Antonello Dose, la cui voce è familiare alla maggior parte di quelli che al mattino ascoltano la radio.

Dose è metà del duo Dose e Presta che tutte le mattine conduce “Il ruggito del coniglio”, storico programma di enorme successo di Rai Radio2. Nei giorni in cui è scoppiata la polemica, il conduttore si è lanciato in un tweet dai toni molto vibranti, per usare un eufemismo, che sembrano non rientrare alla perfezione in quella condotta etica richiesta dal nuovo corso della Rai. Quella condotta che ha portato all’esclusione di due nomi di peso come Roberto Saviano e Filippo Facci, perché per le loro considerazioni espresse sui social (il primo) e su un articolo di giornale (il secondo) non sono stati ritenuti adeguati come volti del servizio pubblico italiano.

Antonello Dose, parlando del libro del generale Vannacci, lo scorso 18 agosto ha scritto: “È opinione diffusa negli ambienti lgbtq+ che chi percepisce il mondo al contrario vada appeso per i piedi“. Il conduttore, per rendere meglio l’idea del suo messaggio, ha condiviso la foto del libro e del generale a testa in giù. Si tratta di un richiamo nemmeno troppo velato all’esposizione del cadavere di Benito Mussolini a piazzale Loreto, una metafora violenta che a sinistra utilizzano spesso quando gli esponenti della destra politica, o culturale, del Paese fanno affermazioni poco gradite.

Inevitabile il nugolo di polemiche attorno al tweet del conduttore, che sommerso dalle critiche ha cancellato quel suo messaggio per pubblicarne un altro, al quale ha precluso la possibilità di commentare: “Evidentemente sono stato frainteso. Appendere per i piedi qualcuno che vede il mondo al contrario può aiutarlo a una corretta visione della realtà. Il resto lo ha aggiunto la vostra mente. Non ho paura, sono in guerra da una vita e le sto vincendo tutte”. Dose ha tentato di giustificare il suo messaggio facendo leva sul titolo del libro del generale, che si chiama per l’appunto “Il mondo al contrario”.

Un tentativo di difesa blando, che però il conduttore ha cercato di rafforzare in un secondo momento, con risultati non soddisfacenti, tanto che non ha permesso nemmeno qui i commenti al suo tweet: “Sì, faceva parte di un disegno. Gli attacchi alla comunità Lgbtq+ sono sempre strumentali. Vannacci si candida con Forza Seminuova. Sono in tendenza. Si chiede che venga cacciato dalla rai per istigazione alla violenza. Visti i fatti (e i toni) la mia è stata legittima difesa“. Una fake news, che lui stesso è costretto a smentire: “Mi sbagliavo, ha rifiutato l’offerta di Forza Seminuova”. C’è un’ombra di vittimismo in questo ulteriore passaggio sulla comunità Lgbtq+, che Dose ha strumentalizzato per giustificare la pseudo candidatura (che non è mai esistita) di Vannacci in Forza Nuova. Dose cita perfino una “legittima difesa”, probabilmente come strumento di protezione in caso di ulteriori polemiche. Una vittimizzazione che non si trova in altri esponenti della stessa comunità come, per esempio, Klaus Davi.

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