Attacco in Congo: uccisi due italiani. Ora si faccia chiarezza

Chocdolorecordoglio: la nostra politica è scontata persino di fronte al l’uccisione di due italiani un diplomatico e un militare, nel lontano Congo. Vero è che l’ambasciatore Attanasio e il carabiniere Iacovacci sono morti nel corso di un attacco diretto all’Onu e non all’Italia. Ma è altrettanto vero che è nostro il sangue versato. È il motivo per cui era lecito attendersi dalle autorità, in primo luogo quelle di governo, reazioni forse meno roboanti nella forma e più incisive nella sostanza. La morte violenta di un diplomatico e di un carabiniere in terra straniera è un affare di Stato perché dello Stato sono simbolo feluca e divisa. Doveroso il cordoglio alle famiglie a patto però di non abbandonarle una volta che cessata l’emotività del momento.

Bene hanno fatto il presidente Mattarella a parlare di «Italia in lutto»per il «proditorio attacco» e il premier Draghi ad annunciare «massima attenzione agli sviluppi» della situazione. Ma non possiamo fermarci qui. E neppure attendere il «prima possibile» già opposto da Di Maio alla richiesta di riferire l’accaduto al Parlamento. La speranza è che il ministro degli Esteri abbia preso tempo non solo per acquisire ulteriori elementi ma anche per intraprendere iniziative da comunicare alle Camere. Presso l’Onu, sotto le insegne hanno trovato la morte Attanasio e Iacovacci, e presso la Repubblica democratica del Congo.

La prima per esortare a non accontentarsi di una qualsiasi verità. La seconda per far capire alle autorità di Kinshasa che l’Italia andrà fino in fondo nell’accertamento della reale dinamica all’accaduto. È quel che farebbero i nostri partner europei. Meglio ancora: qualsiasi nazione degna di definirsi tale. Di Maio ha sottolineato che a cadere sotto il piombo dei terroristi sono stati «due servitori dello Stato». È così. A maggior ragione, choc, dolore e cordoglio non bastano. A questi sentimenti occorre aggiungere anche la reazione, ferma e decisa, dello Stato. Solo così di quei servitori si onora la memoria e non se ne vanifica il sacrificio.

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