Anche il Papà della Schlein non è d’accordo con la figlia Elly: “Col mitra sotto il letto, non sono d’accordo con lei”.

Il professor Melvin Schlein, padre della segretaria del Pd Elly, si racconta a Il Corriere del Ticino. Nei primi anni dello Stato di Israele Schlein ha lavorato come volontario nel kibbutz di Nahal Oz, a pochi chilometri da Gaza, dove è avvenuto l’attentato di Hamas del 7 ottobre. “La situazione al confine con la Striscia non è mai stata semplice” racconta il professore. “Anche negli anni ‘60 dormivamo con il mitra sotto il letto“. Quando ha visto le immagini dell’attacco ha provato “orrore e grande preoccupazione” per gli amici e i parenti che vivono lì. “Non è la prima volta che assistiamo a un esacerbarsi del conflitto, spesso a seguito di fasi di distensione come quella inaugurata dagli accordi di Abramo, e devo dire che non sono molto ottimista sulle prospettive di risoluzione”, aggiunge.

Ed è preoccupato anche per le manifestazioni di antisemitismo in Europa. “Anche questa purtroppo non è una novità, ma la frequenza degli episodi e i numeri che arrivano ad esempio dalla Francia fanno impressione”. L’antisemitismo, “l’ho imparato sulla mia pelle, pur crescendo in una famiglia che non andava quasi mai in sinagoga. Per gli altri un ebreo è sempre un ebreo”. Mentre nei campi di concentramento venivano sterminati i cugini e gli zii rimasti a Leopoli, città d’origine degli Schlein, Melvin veniva insultato dai coetanei che gli davano dello “sporco ebreo” e che “riempirono di lividi. Come molti ebrei ho scoperto di esserlo in questo modo: io non lo sapevo, me lo hanno insegnato gli altri”.

A chi sostiene che il Pd sia “tiepido” nel prendere le distanze da Hamas Schlein ribatte che “non è vero. C’è stata e c’è una ferma condanna”. Anche se “una certa parte della sinistra purtroppo ha finito per unirsi alle file dell’antisemitismo storico”. Ma su una cosa non è d’accordo con la figlia Elly: “Tutti parlano della soluzione dei due Stati. Anche Elly, ma io le ho detto: ci credo poco. Implicherebbe una strutturazione delle relazioni e un riconoscimento istituzionale che una parte della società araba non può accettare”.

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