By Gaetano Daniele
Neanche i genitori di Alfonso Bonafede, hanno così a cuore la vicenda del figlio e delle carceri, come a Marco Travaglio e al suo giornale al comando del potere. Dopo la telefonata del Pm Di Matteo, ha prima cercato di sminuire: che volete che sia, è un equivoco. Neanche si trattasse di un appuntamento davanti al sexy Shop. Poi, il suo giornale si è trasformato in “Amici” la trasmissione di Maria De Filippi, che cerca di far fare pace a uomini e donne.
Insomma, da Giletti non è successo niente. Se sono usciti 400 boss mafiosi, e all’ultimo minuto il ministro ha cambiato idea sulla nomina a capo del Dap, come se il pm Di Matteo fosse Lino, il ragazzo di barbiere dietro l’angolo, è cosa da poco. È un equivoco. Forse Travaglio oltre alla nomina della sua collaboratrice in Enel, aveva messo le mani su qualche altra cosa?
Quello che hanno ascoltato in diretta i cittadini, prima dalla telefonata di Di Matteo e poi da quella di Bonafede, non è stato un fotomontaggio, ma la triste realtà di un ministro inadeguato.
La tesi dell’equivoco convince anche Gian Carlo Caselli.”«Caro Nino Di Matteo, caro ministro“, forse ha mancato di aggiungere: nipote e compare, come nella famosa lettera di Totò, nel suo accorato appello ai contendenti a sotterrare l’ascia di guerra. Nella sua ricostruzione dei fatti, il pm del processo Andreotti introduce una tesi quasi scherzosa: forse Di Matteo aveva bevuto? .
La fine si avvicina, e forse i sogni di gloria per qualcuno iniziano a sfumare. Due sono le strade. Cercare di rimediare, o rubare anche l’argenteria. (Metafora non diretta ai citati). A qualcuno di loro basta un incarico in Enel.