Scuola nel dramma: contagi a dismisura, classi in dad e aule senza riscaldamento: ma per il governo va tutto bene, si, Madama Marchesa

Mentre il ministro dell’Istruzione Bianchi ribadisce che «la scuola deve essere l’ultima a chiudere», i presidi dalla trincea degli istituti denunciano l’allarme: contagi in crescita libera, con classi di studenti in presenza al gelo e altre già in dad. Nelle scuole del Lazio, in particolare, i report del day after denunciano una situazione già preoccupante a poche neanche due giorni dalla riapertura in presenza. A fare il punto, ha provveduto Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi.

La quale, soffermandosi in particolare sulle scuole del Lazio, ha parlato di «gestione molto faticosa». E snocciolando i dati ha sottolineato: «Contagi in crescita libera nelle scuole del Lazio. Alle primarie si conta una media di circa due-tre classi in dad per scuola. Alle secondarie superiori di primo e secondo grado quasi tutte le classi sono in ddi e comincia ad attivarsi la dad: in media circa una classe per scuola è già in didattica a distanza».

Ed entrando nel merito di riscontri e analisi gestionale, la Costarelli a stretto giro ha specificato ulteriormente: «Su scala regionale per quanto riguarda le scuole primarie, è iniziata la gestione del t0-t5, perché per loro questa è la disposizione che stabilisce che al secondo tampone positivo l’intera classe va in dad. Al momento contiamo circa 2-3 classi per scuola». Il che vale a dire che su un totale di 238 scuole totali, circa 714 classi sono in dad. Ossia, circa 4284 bambini, calcolandone 18 per classe. «Alle scuole superiori invece in dad completa cominciano ad esserci una media di una classe per scuola», cioè circa 267 classi (dato che gli istituti sono 267 in tutto). Dunque circa 5340 studenti circa, calcolandone 20 per classe.

«Tutto procede purtroppo secondo le aspettative – ha commentato la Dirigente del liceo romano Newton –. La gestione è molto faticosa e la didattica complicata da gestire sia per chi insegna che per gli alunni. Potrebbe essere fattibile se fossero coinvolte poche classi. Ma ad esempio, nella mia scuola parliamo di 38 aule su 46. E questo è l’ordine di grandezza nella Regione». e non è nemmeno tutto. Perché a complicare il quadro scuola, già compromesso dal Covid, alle difficoltà si aggiungono le mancanze gestionali. Che, dal gelo in aula dovuto alla mancanza di sistemi di purificazione e ricambio dell’aria: che costringono docenti e studenti a fare lezione con la finestra aperta. Alle lacune negli approvvigionamenti di mascherine, l’organizzazione della riapertura degli istituti secondo le prescrizioni governative si rivela a ogni giorno che passa, deficitaria e lacunosa.

E allora, sottolinea sempre la Costarelli (presidi Lazio): «Tutto tace sulle ffp2. Al Newton ho inviato una circolare alle famiglie: i genitori devono provvedere a farle avere ai figli. Noi non abbiamo soldi per acquistarle ed il Governo ha fatto una norma senza la copertura finanziaria». Una denuncia che la presidente dell’Associazione nazionale presidi ha fatto all’Adnkronos, rimarcando il fatto che: «Il rischio è che il cambio non sia effettuato ogni giorno dato che l’autosorveglianza di fatto è affidata a volontà delle famiglie e alle loro tasche. Noi aspettiamo ancora risposte».

Mentre, sul fronte appena aperto (e ancora scoperto) degli hub vaccinali a scuola, Cristina Costarelli pone un discrimine che diventa un argomento dirimente e dichiara netta: «No, se ricadono in qualche modo su di noi. Benissimo se gestiti autonomamente senza ricadute sulle scuoleDevono essere strutture indipendenti». Aggiungendo un’ulteriore tassello non trascurabile nella difficile composizione del mosaico scolastico riadattato alla pandemia: «Comunque è ipotizzabile aprirli solo negli istituti che hanno spazio all’aperto, come cortili ad esempio in cui allestire gazebo». E dunque: «Difficile nelle scuole del centro. Più facile in periferia». Intanto, comunque, da viale Trastevere e da Palazzo Chigi, tutto tace.

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