Evasioni dalle carceri, la sberla della polizia penitenziaria al ministro: “Un’altra fuga, la ministra Cartabia si dimetta”

Sos carceri, la ministra Cartabia si dimetta. Sale la rabbia della polizia penitenziaria di fronte all’ennesima evasoone. “A poco più di una settimana dalla clamorosa evasione dal carcere di Vercelli, si è fatto il bis. In quello irpino di Avellino. Dove nella notte sono evasi tre detenuti. La ministra della Giustizia si dovrebbe dimettere. Tutti questi fallimenti nelle politiche penitenziarie sono anche conseguenza di sue precise responsabilità”. Così Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe.

“Come quella di Vercelli.  anche questa è la cronaca di una evasione annunciata”, incalza Capece. “È la conseguenza delle scelte sbagliate dei vertici del Ministero della Giustizia. E dell’Amministrazione penitenziaria che hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri. Preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto. Con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno. Con controlli sporadici e occasionali. Forse è meglio che l’attuale Guardasigilli Cartabia trovi il consenso politico necessario per salire al Quirinale. Piuttosto che continuare a decretare il fallimento del sistema penitenziario italiano. Con scelte e decisioni pericolose e assurde”.

Il sindacato denuncia come “il sistema di sicurezza delle carceri italiane sia stato destrutturato. Con provvedimenti assurdi e pericolosi”. Come appunto la vigilanza dinamica e il regime detentivo aperto. E ancora: avere tolto le sentinelle dalle mura di cinta, avere posto al livello di ‘esperti’ i garanti dei detenuti. “Ai quali – dice Capece – dobbiamo chiedere quasi il permesso prima di fare le perquisizioni nelle celle. Ultimo esempio è l’elaborato finale della Commissione per l’innovazione del sistema penitenziario. Presieduta da Marco Ruotolo, docente universitario. Scritto da teorici che non conoscono affatto il carcere se non dai libri”.

Il segretario generale del Sappe sottolinea che “il numero crescente di eventi critici in carcere, spesso in danno dei poliziotti penitenziari, si è concretizzato quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica e il regime penitenziario ‘aperto’. Ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia penitenziaria. Da tempo denunciamo che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati. Come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri. L’inadeguatezza della formazione dei poliziotti penitenziari. La mancanza in organico. Il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. Aspetti sui quali la Guardasigilli non ha preso alcun provvedimento correttivo.

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