By Francesca Galici
Nuova bufera giudiziaria per la politica barese. Questa mattina sono stati arrestati e consegnati agli arresti domiciliari Alessandro Cataldo, marito dell’assessore regionale ai Trasporti del Pd, Anita Maurodinoia, e il sindaco di Triggiano, Antonio Donatelli. Lo stesso assessore Maurodinoia, nota ai più come “lady Preferenze” risulta essere indagata e in mattinata ha rassegnato le sue dimissioni, sia dalla Regione che dagli organismi del Partito Democratico. L’inchiesta riguarda la corruzione elettorale nel piccolo comune del barese. Le indagini sono relative alle elezioni amministrative del 20 e 21 settembre 2020 nel comune di Grumo Appula, e del 3 e 4 ottobre 2021 nel comune di Triggiano. I carabinieri del Comando Provinciale di Bari e della Sezione di Polizia Giudiziaria hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare personale nei confronti di 10 indagati (di cui 1 in carcere, 7 ai domiciliari e 2 divieti di dimora nel Comune di Triggiano) su ordine della Procura di Bari.
Secondo l’accusa, gli indagati sarebbero stati coinvolti in un sistema che prevedeva una ricompensa di 50 euro per ogni voto. In queste ore, i Carabinieri stanno procedendo con una perquisizione nei confronti di Maurodinoia. L’indagine non prevede la partecipazione della direzione distrettuale antimafia ma il fascicolo è in mano alla procura ordinaria, in quanto non ci sono in questa indagine rilevanze dell’interferenza della criminalità organizzata. Non c’è la contestazione di voto mafioso ma, per l’accusa, esiste “un collaudato accordo illecito che, in occasione di entrambe le consultazioni elettorali, ha orientato le preferenze di voto di numerosi elettori, attraverso il pagamento di denaro ed altre utilità nei loro confronti”. Il condizionamento delle preferenze era su base economica e chi accettava di far parte di quel sistema “avrebbe dovuto consegnare copia dei propri documenti d’identità e della scheda elettorale per un preciso conteggio dei voti sezione per sezione”.
Il conteggio, si legge nel verbale d’accusa riportato dal Corriere della sera, avveniva durante lo spoglio, dove era stato istituito un vero e proprio servizio di controllo da parte dei “gregari“, che “verificavano se le persone si fossero effettivamente recate al voto nonché, all’atto dello spoglio, controllavano l’effettiva corrispondenza dei voti ‘acquistati'”. Tutto sarebbe partito dal ritrovamento, in un cassone della raccolta differenziata del quartiere San Giorgio a Bari, di una quantità significativa di fotocopie di documenti, tra cui carte di identità e codici fiscali, di cittadini triggianesi, oltre a volantini elettorali e fac-simile di schede.
Quindi, approfondendo l’indagine, sono stati ritrovati degli elenchi di nomi catalogati per nome, cellulare e sezione elettorale, con la dicitura “ok” per quelli ai quali era già stata versata la somma di 50 euro.