Vergogna Cgil senza precedenti: “Lasceremo la sala”. Preparano l’ennesima buffonatala anti Meloni

Non accadeva da 27 anni. L’ultimo presidente del Consiglio a calcare il palco del congresso della Cgil fu Romano Prodi nel lontano 1996. Ecco perché la partecipazione di Giorgia Meloni rappresenta un fatto storico di grande rilievo, a testimonianza di come il capo dell’attuale governo voglia lanciare un messaggio di unità nazionale e favorire il dialogo anche con una parte tutt’altro che accomodante.

La prova di grande democrazia è pronta però a essere svilita da parte di alcuni membri del sindacato che stanno preparando la protesta. Il che non sarebbe solo un autogol rosso per la mancata volontà di ascolto e dialogo, ma anche un delirio clamoroso: prima è arrivato l’invito e ora una fronda interna sta studiando un modo per mettere il bastone tra le ruote. Ma a fare una figuraccia saranno proprio i presunti tolleranti.

Nelle ultime ore è circolata l’ipotesi di una possibile contestazione all’indirizzo del presidente del Consiglio, la cui presenza evidentemente non viene digerita da tutta la galassia della Confederazione generale italiana del lavoro. L’idea è stata confermata da Eliana Como che, intervenuta ai microfoni di Un Giorno da Pecora, si è detta “molto seccata” a causa della partecipazione di Meloni: “Protesteremo, lasceremo la sala quando sarà annunciata e saremo visibili”.

Dunque un gruppo di delegati potrebbe andare via prima ancora che il primo ministro prenda la parola. “Non staremo lì fermi in silenzio a sentire. Spero che saremo in tanti, in questi giorni sono tanti quelli che si sono ribellati e hanno manifestato un qualche malessere per questo invito. Noi siamo quasi una 30ina, sicuramente ci alzeremo”, ha aggiunto la dirigente nazionale della Fiom nel direttivo nazionale della Cgil.

Ritiene che nei confronti di Meloni non vi fosse alcun obbligo istituzionale e da qui è partita la solita storiella, additandola come maggiore esponente di Fratelli d’Italia che “ha una storia e un’identità dichiaratamente ed esplicitamente fascista”. La forma di protesta non si limiterà solamente all’abbandono dell’aula: Como dovrebbe presentarsi con una mantellina, ispirata a quella usata da Chiara Ferragni in occasione dell’ultimo Festival di Sanremo, avente la scritta “Meloni pensati sgradita in Cgil”.

Davvero in questo modo si pensa di spaventare il presidente del Consiglio? Si ritiene che possa essere intimorito nell’affrontare un ambiente “ostile”? In più occasioni Giorgia Meloni ha dimostrato di non voler indietreggiare. Di certo non saranno possibili fischi e contestazioni a fermarla. Anche perché si creerebbe un vero e proprio cortocircuito a sinistra: un esponente del centrodestra etichettato come fascista partecipa al congresso e alcuni membri sono pronti a snobbarlo senza neanche ascoltarlo?

Questo mal si concilia con la concertazione sindacale tanto invocata. In tal modo diversi compagni rossi getterebbero la maschera una volta per tutte: da paladini della Costituzione e garanti della democrazia si trasformerebbero in indisponibili al confronto. E comunque sarà l’ennesima lezione di Giorgia Meloni alla solita sinistra che si autoproclama democratica: chi è convinto della forza delle proprie idee non teme il confronto.

Pubblicato da edizioni24

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