Verbali segreti, la Meloni a viso aperto: “Conte ha prorogato l’emergenza solo per salvare la poltrona”

«Nei verbali c’è scritto che non ci sono queste grandi ragioni per prorogare lo stato di emergenza, penso che fosse per questo che non volessero render pubblici i verbali del Comitato tecnico scientifico».

È il commento a caldo di Giorgia Melonialla notizia dell’avvenuta desecretazioneda parte del governo dei verbali delle riunioni del Cts durante la pandemia. «La proroga dello stato d’emergenza – ha sottolineato la leader di FdI a SkyTg24 – non serve per la salute degli italiani, ma per salvare le loro poltrone. Noi – ha ricordato – avevamo proposto il lockdownalmeno dieci giorni prima che il governo lo facesse, pensando che sarebbe stato più efficace».

L’aspro commento della Meloni è l’annuncio della bufera politica che potrebbe abbattersi sul Palazzo dopo la pubblicazione dei verbali secretati. Il ministro Speranza ne ha dato conferma al Senato esaltando la «trasparenza».

In realtà, il governo ha solo fatto di necessità virtù, dal momento che pendeva, sin da aprile, una richiesta di decretazione da parte della Fondazione Einaudi.

Richiesta finalizzata soprattutto a chiarire la legittimità della compressione delle libertà costituzionali messa in discussione da singoli cittadini e dalle opposizioni.

In un primo tempo, Palazzo Chigi vi si era opposto. Ma il 22 luglio scorso, il Tar del Lazio aveva dato ragione ai ricorrenti contro il diniego. Il governo aveva quindi adito il Consiglio di Stato, che il 31 luglio sospendeva l’effetto della sentenza precedente. Insomma, un vero e proprio braccio di ferro con tanto di timbri e carte bollate.

A spingere per la pubblicazione degli atti, oltre alla Meloni, l’intero centrodestra. E anche il Copasir. E poiché in Italia i misteri non mancano mai, chi ha consultato gli atti sul sito della Fondazione Einaudi ha già rilevato la mancanza dei verbali relativi alle riunioni dai primi giorni di marzo. Sono quelle della mancata perimetrazione della “zona rossa” ad Alzano Lombardo e Nembro, nel bergamasco. Sul punto c’è un’inchiesta giudiziaria che ha visto sfilare davanti ai pm il governatore Fontana e il premier Conte.

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