Tutti con Zelensky, ma alla fine viene lasciato solo: “A Mariupol situazione drammatica. Se annientano la nostra gente, usciamo dai negoziati”

«Oggi è morto un bambino di soli 3 mesi a Odessa per il raid missilistico. Sono stati bastardi, sono soltanto bastardi, bastardi. Non ho il piacere di andare a prendere il sole con questi bastardi». Al termine di una nuova giornata particolarmente drammatica per l’Ucraina, segnata dai bombardamenti di Odessa e dall’assalto all’acciaieria di Mariupol, Volodymyr Zelenskyha voluto incontrare personalmente la stampa estera, in una conferenza stampa tenuta nella metropolitana di Kiev. Il livello di rabbia e frustrazione del presidente ucraino è tutto in quel «bastardi» ripetuto ossessivamente e nell’avvertimento che «se verranno uccise le nostre persone a Mariupol,  se uno pseudo-referendum sull’indipendenza viene organizzato a Kherson, l’Ucraina uscirà dai negoziati».

«Mariupol – ha affermato Zelensky – è ancora sotto assedio». «Oggi la giornara e stata particolarmente oggi difficile. Ci sono stati pesanti bombardamenti aerei e terrestri. La situazione è drammatica», ha detto ancora il presidente ucraino, aggiungendo che «la resistenza è l’unica possibilità che ci è rimasta». «Cerco di sostenere i battaglioni nell’acciaieria, cerco di fargli capire che sono dalla parte giusta, di ottenere armi per spezzare l’assedio della città, ma in questo momento non è possibile uno sblocco militare favorevole a noi. In questo momento possiamo soltanto difenderci, difendere la vita dei soldati e dei civili che si trovano sul sottosuolo: questa è la cruda realtà», ha proseguito il presidente ucraino, dicendosi comunque «convinto che vinceremo e dimostreremo tutto il nostro valore ai Paesi occidentali».

«Noi ucraini non ci arrenderemo mai. I russi si stanno comportando come i nazisti. Questa guerra sarà scritta nei libri di storia», ha proseguito, spiegando che «io non voglio incontrare il presidente russo Vladimir Putin, ma devo se vogliamo risolvere questo conflitto in modo diplomatico». Però, ha chiarito ancora, l’Ucraina non accetterà aut aut e prima di un eventuale incontro «devono tacere le armi». «La guerra – ha poi aggiunto – può essere fermata solo da chi l’ha iniziata».

Il presidente ucraino ha spiegato che Kiev «vuole una tregua, un cessate il fuoco per salvare delle vite umane». «Tutti gli aiuti sono necessari, anche quelli della Santa Sede», ha aggiunto Zelensky, chiarendo che «avrei voluto che lui venisse qui, che ci aiutasse a sbloccare i corridoi umanitari a Mariupol». «Sono grato al Papa per la sua posizione», ha poi spiegato, affermando di aspettare una sua visita, anche «se è presto per parlarne». Zelensky inoltre ha rivelato che domani il capo della diplomazia americana, Antony Blinken, e il segretario alla Difesa di Washington, Lloyd Austin, andranno a Kiev, per parlare di consegne di armi americane. «Abbiamo forti attese rispetto a questo incontro, perché abbiamo consegnato liste che corrispondono alle nostre necessità e ne discuteremo domani».

Sulla visita che il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, terrà a Mosca la prossima settimana, poi, Zelensky ha detto che «dovrebbe prima venire in Ucraina, tra i massacri, sul terreno, per avere una percezione della realtà molto precisa», perché «la verità è al 100% dalla parte dell’Ucraina», ma ha anche rivendicato di essere riuscito a fargli assumere una posizione più favorevole a Kiev. Quindi Zelensky si è soffermato sul tema del Tribunale internazionale:  «Non importa come si chiamerà, quello che conta è il risultato. Quante persone, quanti anni di galera avranno. Crediamo nel risultato. Vedo sostegno in questa direzione. Sono venuti tanti professionisti a Kiev. Tutti capiscono chi sono i colpevoli», ha detto, aggiungendo che «non sta a me dire se (Putin, ndr) deve essere processato dal tribunale internazionale». Ma, ha aggiunto, «non ci sono mai stati così tanti stupri, violenze e crudeltà».

«Se fossimo stati parte della Nato,la Russia non ci avrebbe aggredito. Ne sono convinto, c’è stato un errore strategico da parte della Nato nel non far entrare l’Ucraina», ha poi aggiunto Zelensky, sostenendo che «l’Ucraina avrebbe rafforzato la Nato». «Nessuno pensava che avremmo resistito più di 3 giorni e alcuni politici europei lo dicevano a voce alta. Noi – ha rivendicato il presidente ucraino – siamo riusciti, mostrando la nostra forza, a fare cambiare questo atteggiamento nei nostri confronti».

Quanto a sé, alle minacce alla sua vita, Zelensky ha spiegato di non aver paura a un giornalista che gli chiedeva conto dell’ipotesi di un suo trasferimento in Polonia. «Che sarei voluto fuggiredall’Ucraina è una voce che si ripete da 60 giorni, ma non è una possibilità alla quale penso nemmeno lontanamente», ha detto, aggiungendo che «io non ho paura, la mia famiglia ha paura per essere sincero. Io non ho il diritto di aver paura perché il nostro popolo ha dimostrato di non aver paura di niente. Se pensate che tema per la vita in occasione di un incontro con Putin, dico di no. Un leader sano di mente e normale non ha diritto di avere paura quando si combatte per la propria indipendenza».

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