Strage di Capaci, l’Italia non dimentica. Il Premier Meloni: “Che il coraggio di Falcone e Borsellino ci guidi” (Video)

Capaci, 31 anni dopo. Oggi è il giorno del ricordo collettivo e dell’impegno civile in risposta alla strage di mafia, che quel maledetto 23 maggio 1993 uccise il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Tante le celebrazioni: tutta Italia omaggia il grande giudice antimafia. Da Palermo, nell’aula bunker dell’Ucciardone, a Roma. Dove il premier Giorgia Meloni  ha deposto una corona d’alloro nel Parco intitolato ai Giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (nel quartiere Montagnola).  “A 31 anni dalla strage di Capaci, che coincide con la Giornata per la legalità e il contrasto alla criminalità mafiosa, desidero ricordare tutti quegli eroi, servitori dello Stato, che non si sono piegati davanti ad alcuna minaccia o intimidazione. Dedicando la loro vita alla lotta contro la mafia, per la libertà dell’Italia e degli italiani. Così il premier che si è detta “fiera di una Nazione che negli ultimi sette mesi, grazie soprattutto al preziosissimo lavoro di indagine delle nostre forze di Polizia, ha arrestato pericolosi superlatitanti”.

“Che il coraggio e l’esempio di chi ha sacrificato la propria vita per contrastare il crimine organizzato – ha concluso – guidino sempre le nostre azioni, a difesa della legalità e della giustizia. Non dimentichiamo”. Alla cerimonia erano presenti il ministro della Giustizia

Nordio, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano, il sottosegretario all’Interno Prisco, il presidente della Regione Lazio Rocca, il Prefetto di Roma Giannini e il Vicesindaco di Roma Scozzese.

Fuori programma il breve colloquio con il parroco della zona, Don Vito. “Confidiamo nello Spirito Santo”, le parole del sacerdote. “Ecco, quello ci serve!”, ha detto il premier ricambiando il saluto. Poco distante un piccolo gruppo di residenti ha applaudito la premier. Prima di salire in auto un uomo anziano in carrozzina rivolge un saluto al premier. “Forse non ti ricordi di me. Ma ti ho conosciuta tanti anni fa a via Guendalina Borghese” (sede dell’allora Movimento sociale). “Ma certo che mi ricordo!”, risponde sorridendo il premier.

Da Palermo il ministro Matteo Piantedosi ha sottolineato i successi ottenuti nella lotta alla mafia. E la necessità di non sottovalutare Cosa nostra, ancora presente anche se ‘cambiata’. “I successi ci incoraggiano a proseguire verso il futuro. Anche nel segno del grande messaggio e del grande insegnamento che ci hanno dato uomini importanti dello Stato come Falcone e Borsellino. Con l’arresto di Matteo Messina Denaro la pagina del libro si è chiusa, ma si è anche girata. E comincia un’altra storia”. Così Piantedosi parlando a Palazzo Jung, a Palermo. “È un fenomeno che deve ancora preoccupare. Ma bisogna anche tranquillizzare i cittadini. Perché il nostro Paese da tempo manifesta la capacità di contrastare anche questo modo più insidioso di agire da parte di Cosa nostra”.

La mafia ha praticato la sommersione. Adesso è molto più impegnata sui circuiti economici, molto più pericolosa per la vita delle amministrazioni. Noi combattiamo infiltrazioni che si registrano. I casi sono molteplici, diffusi da nord a sud. Ma è il traffico di droga la vera piaga della nostra contemporaneità”.

L’Italia non dimentica, è il messaggio del presidente del Senato, Ignazio La Russa. “Oggi ricorre il 31esimo anniversario della morte di Giovanni Falcone, ucciso per mano della mafia assieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre uomini della scorta. Lui così come Paolo Borsellino e tanti altri magistrati e uomini delle Forze dell’ordine hanno perso la vita perché temuti da Cosa nostra. La loro professionalità, la loro determinazione e il loro coraggio non solo misero in ginocchio la mafia ma furono e sono tuttora, un esempio per tutti noi”.

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