Schlein non solo di sinistra, ma pecca anche in italiano e storia

Per carità, ci sono i dogmi. E non è affatto facile andarci dietro sempre, come i comandamenti una volta usciti da Messa. Elly Schlein, però, ci prova. Un esempio: l’inclusività. Problema: come rendere lo schwa ai comizi? Impresa ardua, ma fondamentale se ci si vuole accodare alle fisse di Michela Murgia e compagnia. “Care tutte e cari tutti…” può bastare? Chissà. Forse meglio infilarci un pizzico di lotta al patriarcato. Altro esempio: il fanatismo green. Come solleticare gli estremisti che vanno in giro a insozzare i monumenti e a sgonfiare i pneumatici dei suv? Idea: “Non si può attuare una vera conversione ecologica senza accompagnare in essa tutta la società, a partire da chi lavora e dalle fasce più fragili e più esposte, per non lasciare indietro nessuno”. Non si capisce granché, ma farà sicuramente effetto su un certo pubblico. L’effetto, appunto. Senza dimenticare i dogmi. Tipo: i diritti Lgbtqia+. Altra pietra miliare, come pure le nuove cittadinanze (leggi: immigrati). Spesso (troppo spesso) capita che in questi assurdi giri di parole l’ex sardina finisca per perdersi e, vittima dei suoi stessi cliché, di inciampare in esilaranti gaffe.

Alcune sono vere e proprie perle. Come la storia del “naso etrusco”. Febbraio scorso, Intervista a Tpi, un mese prima delle primarie. “Il naso – dice – è senza dubbio una parte importante del mio corpo. E da quando mi sono candidata è diventato due cose insieme: prima un simbolo. E subito dopo un bersaglio”. L’obiettivo è sempre lo stesso: tirare in ballo il razzismo contro le minoranze. Che sia di genere o abilismo, poco importa. Elly tira dritto. E scivola: “La cosa più folle è il dibattito sul mio naso perché non è un ‘naso ebreo Schlein’ che ho ereditato da mio padre, come scrivono i razzisti nella rete. È un naso tipicamente etrusco”. Mani nei capelli e via. I suoi la graziano. Vince le primarie e i media progressisti la incoronano: è lei l’icona del nuovo Pd, perfetta antagonista di Giorgia Meloni. Lo slogan: “Sono una donna, amo un’altra donna e non sono una madre”. Amen! Salvo poi fare la sceneggiata contro Diva e donna per averla fotografata in compagnia della compagna, Paola Belloni. La quale, a tal punto infastidita dall'”outing forzato”, va su Instagram a invocare una legge contro l’omolesbobitransfobia e soprattutto più tutele per i figli e le figlie di coppie omosessuali. Coerenza, questa sconosciuta.

Ma torniamo a Elly. Le primarie, dunque. Superata l’onda emotiva, chiede una pausa. “Non mi sono fermata dal 26 febbraio, comincio a risentirne, prendo una pausa per staccare, riposare e tornare a fare tutto il lavoro enorme che ci aspetta”. Applausi a sinistra. Tutto è oro quello che tocca la neo segretaria. Poi, però, torna dalle vacanze ed ecco che ti scodella un’altra chicca della sue, forse la più annichilente. La riportiamo integralmente: “Ci piace portare… diciamo… insieme ai nostri amministratori il Partito Democratico verso un futuro che grazie anche alle nuove norme europee sempre più investa e costruisca dei cicli positivi… diciamo… della circolarità uscendo dal modello lineare. È questo il tema”. Cos’avrà voluto dire, lo sa soltanto lei. Ma andiamo oltre e arriviamo a quella che probabilmente è la prima vera spaccatura col suo stesso mondo: l’intervista a Vogue. È il 25 aprile, festa dei lavoratori, e la segretaria piddì se ne esce svelando di farsi aiutare da una armocromista (qualche centinaia di euro di onorario all’ora) nella scelta dei vestiti e, in merito al suo nuovo lavoro, di rimpiangere quando “all’università, a Bologna, usciva praticamente tutte le sere”.

Negli ultimi giorni, di scivoloni, la Schlein ne ha inanellati tantissimi, uno via l’altro. Il più assurdo, probabilmente, riguarda la tragedia del Titan. “Mi fa impressione il dispiegamento di mezzi per la ricerca di persone che comunque hanno pagato moltissimo”, dice con una punta di snobbismo tipico della sinistra quando si trova a parlare dei ricchi. Lei, però, fa di più e ci piazza la polemica sull’accoglienza: “Trovo inaccettabile e ingiusto che l’altro giorno sulle coste greche non si sia mosso un dito per salvare 750 migranti”. Ovviamente l’effetto non è quello desiderato. Anzi, le torna indietro come un boomerang. Allo stesso modo quando, parlando di Pnrr e asili nido, tira in ballo il gender: “Ma ve lo immaginate il paradosso del primo governo guidato da un presidente del Consiglio donna, che lavora contro le donne. Come se non sapesse che sono servizi fondamentali per ridurre le diseguaglianze tra bambini e bambine, per riuscire a dare uno strumento in più alle famiglie”. O ancora quando, in occasione del Pride, riscrive la Storia del Novecento: “In Italia, per quanto riguarda i diritti, è come se ci fosse ancora il muro di Berlino, ma stiamo dalla parte sbagliata, quella dei Paesi più retrogradi”. Cioè quelli del blocco sovietico. Ops!

Quest’estate, a differenza della scorsa Pasqua, la Schlein non ha in programma un periodo di pausa per riordinare le idee. Giorni fa, al convegno dei giovani imprenditori di Confindustria a Rapallo, ha annunciato che per il Pd sarà “un’estate militante per dare all’Italia un futuro più giusto e più verde”. Probabilmente la vedremo balzare da una piazza all’altra, andando a “scrocco” di altri e cavalcando ora questa, ora quella bandiera. Peccato avrebbe potuto far fruttare meglio le vacanze lavorando sull’ars oratoria, magari iscrivendosi a qualche corso di recupero estivo o facendosi aiutare da un bravo specialista. Perché a conti fatti, più che di un’armocromista, ha bisogno di uno spin doctor. O, perlomeno, qualche ripetizioni di italiano e di storia.

Pubblicato da edizioni24

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