Schlein, il Pd è tutta facciata, si sgretola dall’interno: Elly sotto assedio

By Francesco Storace (LQ)

Il Titanic al Nazareno. Tutti contro tutti con lo straordinario risultato che nel Pd di Elly Schlein non ci si capisce più niente. Linea politica, liste elettorali, alleanze, ne andasse una buona. Con in più il no di Paolo Gentiloni ad un’ipotesi di candidatura c’è abbastanza materiale per l’autorottamazione del partito, come racconta Libero nell’articolo a fianco. Ormai si parla solo di antifascismo, se non ci fosse stata la manifestazione di Acca Larentia i dem sarebbero stati a bocca chiusa, non hanno più argomenti e quando si azzardano a parlare di qualcosa c’è sempre il dissenso che si manifesta.

Nelle ultime ore lo svarione più clamoroso, l’incidente politicamente più rilevante è stato sulle risoluzioni votate sull’Ucraina. Abbiamo tutti visto con i nostri occhi lo sbandamento di un partito incapace di restare schierato con l’Occidente, come sembrava fino a un po’ di tempo fa. Ora prevale una linea né-né, per cui ci si astiene dal sostegno a Kiev per paura del pacifismo su cui è montato Giuseppe Conte e si rinuncia ad una linea seria per un partito con ambizioni di governo. Se a questo si aggiunge la volontà annunciata di preparare una risoluzione solitaria sulla Palestina, si capisce il gioco estremista su cui punta il Pd. E hanno puntato i piedi in diversi, noti parlamentari, come Lorenzo Guerini e le onorevoli Lia Quartapelle e Marianna Madia.

E proprio la Quartapelle ha esplicitato con parole dure quello che sta succedendo nel Pd: manca «una posizione chiara e netta». «L’Italia aggiunge – deve sostenere Kiev anche con le armi», «sia quando il presidente del Consiglio si chiama Draghi, sia quando si chiama Meloni. Il mio convincimento non è cambiato. Va chiesto a chi si è astenuto perché ha cambiato posizione visto che l’anno scorso avevamo votato a favore del governo». E poi le bordate su M5s: «ll M5s è opportunista e ambiguo sull’Ucraina. Era a favore quando era al governo, e oggi dall’opposizione pensa di lucrare qualche punto di consenso essendo contro. Non voglio neanche pensare all’essere subalterni ai Cinquestelle». Quindi, la Schlein «formalmente dice le parole che si devono dire. Ma si vede quando Elly non ci mette il cuore in una cosa». Non esattamente un complimento.

Del resto, anche nella riunione dei parlamentari, la Schlein non è stata in grado di poter dare un indirizzo chiaro e quindi ha prevalso una linea astensionista che non è né carne né pesce. E addio Kiev, nella sostanza, alla faccia di quel che si era sostenuto finora. Copione identico sulle liste elettorali per le elezioni europee. Perché c’è il referendum sulla presenza della Schlein nella competizione. C’è chi dice sì, chi dice no e chi la vorrebbe solo in alcune circoscrizioni elettorali e non in tutte. Col problema delle donne, che si vedrebbero sottrarre troppe preferenze di genere dalla segretaria a tutto vantaggio dei candidati maschi.

Anche sulle allenze lo spartito rischia di provocare stecche. Se è vero che in Abruzzo l’alleanza larga – un’ammucchiata da Italia Viva ai Cinque stelle – è un dato compiuto, in Sardegna la Schlein si è fatta sfuggire Renato Soru, che correrà da solo con il suo schieramento civico. Si aggiunga che in Piemonte le cose si complicano perché i grillini locali incassata la candidatura della loro Todde alla presidenza sarda- non ne vogliono sapere di sostenere una candidatura del Pd. A tutto questo va aggiunta anche qualche altra grana, che viene dal territorio e potremmo dire da tutti i territori. Ma è la politica che bisogna saper fare per risolvere i problemi. Quello numero uno riguarda l’abuso d’ufficio. 

In particolar modo i sindaci contestano il no del Nazareno: «Nei comuni ci stiamo noi, è con noi che si accaniscono certi magistrati». E vai a dar loro torto. Eppure il Pd ha detto no alla riforma, fregandosene dei suoi amministratori. La Schlein si è fatta qualche altro nemico. Come per il secondo tema che riguarda le amministrazioni locali, legato al terzo mandato per sindaci e governatori. Pesi massimi come Bonaccini, De Luca ed Emiliano non ne vogliono sapere di mollare, ma pare che la segretaria non sia in linea con i desiderata dei governatori di Emilia, Campania e Puglia. E proprio in Campania si è registrata la lite – clamorosa – tra il pasdaran di Elly, Sandro Ruotolo, e il sindaco di Napoli, Manfredi. La barca affonda. 

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