Daniela Santanchè non retrocede. All’indomani dell’informativa al Senato, 40 minuti da leonessa per sbugiardare le accuse piombate dall’inchiesta di Report sulla gestione delle società Ki Group e Visibilia, conferma di non aver ricevuto nessuna notifica di indagini a suo carico.
“Ribadisco che fino ad oggi alle ore 15 non ho ricevuto un avviso di garanzia”. Così il ministro del Turismo, incalzata dai giornalisti lasciando un convegno dell’Anci. Nessuna notifica, dunque, anche se tutta la stampa, dopo lo ‘scoop’ del Domani di ieri con titolone a effetto, oggi ripercorre con dovizia di particolari l’apertura del fascicolo a carico del ministro-imprenditore.
“È un paese normale quello in cui il giornalista conosce cosa segretate dalla magistratura e ignote all’interessato e ai suoi legali?”, ha detto la Santanchè ieri davanti all’Aula del Senato, chiedendo di intervenire contro pratiche, non nuove, che definisce “sporche e schifose”. Il paradosso è tutto qui. I media riportano (e gonfiano) la notizia mentre l’interessata non ne è al corrente. E dire che l’avviso di garanzia è appunto tale per garantire il diritto alla difesa dell’imputato e non il diritto dei media al processo sommario a mezzo stampa.
L’apertura dell’indagine risale allo scorso 5 ottobre – scrive l’Ansa – nell’inchiesta milanese con al centro Visibilia, il gruppo editoriale che ha fondato. Notizie di reato: bancarotta e falso in bilancio, stando ai giornali che a cascata riportano la notizia trapelata dalla procura, secondo un mal costume antico. Tra i più prodighi di dettagli, neanche a dirlo c’è Repubblica. Le fonti giornalistiche? La formula di rito recita: “da quanto si è appreso da fonti qualificate del palazzo di giustizia milanese”. Insieme al ministro del Turismo risultano indagate altre cinque persone.
Due indizi fanno una prova. Palazzo Chigi non intende restare a guardare. A 24 ore dell’informativa della Santanchè e a poche ore dalla decisione del gip di Roma di disporre limputazione coatta per il caso Cospito, arriva la presa di posizione di fonti del governo. “In un processo di parti non è consueto che la parte pubblica chieda l’archiviazione e il gip imponga che si avvii il giudizio”, prima considerazione sul caso Delmastro. E ancora, sul caso Santanchè: “In un procedimento in cui gli atti di indagine sono secretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali. Curiosamente nel giorno in cui si è chiamati a riferire in Parlamento, dopo aver chiesto informazioni all’autorità giudiziaria”. Quando questo interessa due esponenti del governo in carica è lecito domandarsi – continuano le fonti del governo – “se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee”.
Di circostanze sospette parlano anche i capigruppo di FdI di Camera e Senato, Tommaso Foti e Lucio Malan. “Ieri il ministro Santanchè, che nel giorno della sua informativa in Senato riceve dai media la notizia di indagini a suo carico. Con ipotizzata richiesta di proroga delle stesse, senza avere mai ricevuto alcuna notifica”, osservano. “Oggi il sottosegretario Delmastro che viene rinviato a giudizio dal gip benché il pm ne abbia chiesto l’archiviazione. Si tratta di due circostanze a dir poco sospette che rimandano a scenari che ci auguravamo superati. Se poi tutto questo si verifica in presenza di un governo che sta riscuotendo il crescente consenso, non possiamo non dirci profondamente preoccupati. Dobbiamo forse interpretare ciò come l’avviso della campagna elettorale del prossimo anno?”.