By Angelo Picariello
Il progetto “Liberi di scegliere” viene rinnovato, allarga i suoi orizzonti e presto diventerà legge. Da esperienza pilota scaturita dalla felice intuizione di un giudice minorile di Reggio Calabria, con il supporto dell’associazione Libera – per tentare di sottrarre i familiari e soprattutto i minori alla contaminazione “criminale” di boss, o affiliati – diventa un progetto su larga scala, che si apre, come obiettivo finale, a a tutte le aree a più forte radicamento della criminalità organizzata.
Un protocollo verrà firmato martedì prossimo dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, con il concorso di ben quattro ministeri (Interno, Istruzione, Università e Ricerca e Famiglia), e il rafforzamento del fronte associativo. Oltre all’associazione fondata da don Luigi Ciotti, coinvolte nel progetto saranno anche la onlus Salesiani per il sociale, la odv Fonte d’Ismaele,il Centro Elis, l’associazione Cometa, e la Fondazione di comunità San Gennaro. Sul modello della “Legge Caivano”, faranno parte della sinergia operativa le procure distrettuali Antimafia, le autorità giudiziarie minorili.
«La novità – spiega Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia con delega alla giustizia minorile e di comunità, senatore della Lega – consiste non solo nel suo rinnovo, ma anche nel fatto che viene formalmente esteso al distretto di Napoli, Catania e Palermo, grazie anche al coinvolgimento di nuove associazioni e della Conferenza episcopale italiana, dopo le fruttuose esperienze in quel di Reggio Calabria».
Il protocollo, ricorda ancora Ostellari «è nato grazie al giudice Roberto Di Bella, già presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria e ora a Catania. La sua esperienza ha inciso non solo su un piano giurisprudenziale e dottrinale, ma ha costretto ad una riflessione tutte le Istituzioni. Grande merito va riconosciuto al Dipartimento di Giustizia minorile e di comunità, guidato dal presidente Antonio Sangermano, che ha coordinato i lavori». “Liberi di scegliere” nasce nel 2012 con l’obiettivo di estirpare la criminalità dalla vita dei giovanissimi.
«Esiste il rischio non virtuale, che in particolari contesti e in particolari famiglie, l’educazione si traduca in educazione criminale, ha sostenuto il giudice Di Bella. Il progetto, con il sostegno di Libera, ha avuto una prima fase di attuazione in Calabria e Campania. In particolare, in Calabria nel giugno scorso, è diventato legge regionale. Dieci anni e passa di sperimentazione hanno portato risultati di rilievo: circa 150 minori sono stati allontanati da una prospettiva criminale per contagio familiare, nel progetto sono entrate anche molte madri, sette di loro sono diventate collaboratrici di giustizia. Un tassello importante, questo, nell’opera di lotta alla criminalità organizzata, che incide sul livello educativo. Ma c’è ancora un lungo cammino da fare.
«La mafia – dice ancora Ostellari – cesserà di esistere quando riusciremo ad interrompere il circuito venefico che consente la trasmissione del patrimonio delinquenziale dai genitori ai figli. Sono questi ultimi che, liberati da un legame tossico, andranno a depauperare le organizzazioni criminali di energie e di nuove reclute. In questo processo grande rilevanza assume anche il ruolo delle madri. Sono molti gli esempi di donne coraggiose che, a rischio della vita, hanno scelto una strada diversa per loro e per i loro figli. Il protocollo funziona proprio perché, grazie al supporto delle Istituzioni e delle associazioni coinvolte, sostiene e protegge le donne che hanno la forza di dire basta. A renderlo unico ed esemplare è poi il fatto che esso si ponga come risposta corale ad un problema complesso, di cui si fanno carico sia lo stato, sia la società civile».
Il protocollo sarà immediatamente operativo. Dal carattere sperimentale iniziale, è diventato ormai di un piano di buone pratiche consolidato e strutturato, che ora si allarga a un territorio molto vasto. « Il nostro obiettivo, insieme alla Commissione Antimafia – conclude Ostellari -, è tuttavia quello di renderlo parte del sistema ed estenderlo a tutto il Paese. Per raggiungerlo stiamo lavorando ad una legge. Auspico che da parte di tutte le forze parlamentari ci sia piena condivisione. Salvare vite, combattere l’illegalità, educare i giovani è una missione che riguarda tutti».