Quella frustante ossessione per Giorgia Meloni. Fanno di tutto per farsi notare quando lei ha un futuro roseo davanti a sé. La calda estate dei radical chic da Scurati a Elodie

cosa è sicura, oltre alla morte: sotto elezioni, cantanti, attori e celebrità ci metteranno al corrente delle proprie intenzioni di voto, possibilmente aprendo qualche polemica che meriterebbe di essere chiusa all’istante. L’intellettuale italiano è specializzato nello sfidare lo spettro del fascismo, in assenza di fascismo; nel predicare contro il populismo, senza sapere cosa sia; nell’essere un concentrato di conformismo, fingendo di essere «scomodo».

Il 2022 non fa eccezione. Unica, parziale novità: il bersaglio grosso non è Matteo Salvini, come al giro precedente, ma Giorgia Meloni, perché Fratelli d’Italia potrebbe essere il primo partito in assoluto. Aggiungiamo poi che la campagna del Partito democratico non decolla. Enrico Letta ha sfoderato alleanze ballerine, candidati impresentabili, ricette economiche punitive. Poi ha fatto «gli occhi della tigre», immedesimandosi in Rocky Balboa. L’intento era trasmettere una contagiosa volontà di vincere. Invece ha suscitato una contagiosa volontà di prendere in giro… Letta. Il centrosinistra ha poi cavalcato un vecchio filmato «compromettente» che si è rivelato subito un boomerang: la Meloni a diciannove anni elogiava Mussolini ma un presidente della Repubblica, padre nobile dello stesso partito di Letta, alla stessa età giurava fedeltà al comunismo subito dopo aver dismesso la camicia nera. E allora? Allora, dice Chiara Ferragni che nelle Marche la giunta guidata da Fratelli d’Italia ha reso quasi impossibile l’aborto. È solo l’antipasto di quanto accadrà se Giorgia vincerà, secondo la influencer. Capiamo il problema, e non lo sottovalutiamo. Tuttavia la Meloni ha già chiarito che la legge sull’aborto non si tocca. La Ferragni versione «occhi della tigre» è in ottima compagnia. La cantante Elodie ha scritto sui social che il programma della Meloni le fa paura. In allegato, il post di un fan che riassumeva le temibili proposte di Fratelli d’Italia. Accidenti, a volte la fretta di esporsi gioca brutti scherzi. Infatti quel programma risale al 2018. Non sarà cambiato molto ma ora cosa può togliere la sensazione che Elodie, pur sbattendo «gli occhi della tigre», non sia informatissima? Loredana Bertè, grande artista, evita i luoghi comuni delle canzonette mentre si trova a suo agio in quelli della politica. Con «occhi della tigre» ha tuonato «la Meloni si vergogni, tolga la fiamma dallo stemma del partito». Premio della giuria per la miglior indignazione. Ma non si è capito di cosa dovrebbe vergognarsi la Meloni, visto che la fiamma è stata per decenni nel simbolo del Movimento sociale italiano, che non era fuori legge. Giorgia, intesa come la raffinata cantante, ha pubblicato sui social una triviale storia per fare il verso al famoso «Io sono Giorgia» dell’omonima politica, Giorgia Meloni appunto. Questa l’analisi dell’artista, che dovete immaginare con «occhi della tigre»: «Anche io sono Giorgia, ma non rompo i coglioni a nessuno». Al che la Meloni ha detto di essere una fan e dunque di non voler rispondere.

E gli scrittori? Prendiamo un premio Strega, Antonio Scurati, che presto concluderà la trilogia in cui racconta, a modo tutto suo, la vita di Benito Mussolini. Scurati, sfoderando «occhi della tigre», sostiene che l’abiura del fascismo della Meloni non è credibile. Troppi i gesti in continuità con le camicie nere. Ad esempio, si è recata alla commemorazione di Sergio Ramelli, massacrato a colpi di chiave inglese in quanto iscritto al Fronte della gioventù. Fu uno spregevole omicidio. Alla commemorazione c’è andato anche Beppe Sala, il sindaco di Milano. Scurati ha una spiegazione anche per questo: «Eccesso di perbenismo democratico». Un’espressione che non sarebbe dispiaciuta alla propaganda… fascista.

Secondo Jonathan Bazzi, romanziere, la Meloni, quando parla, subisce «trasformazioni demoniache» e questo basta a dimostrare quanto sia cattiva. Trasformazioni demoniache? Qui ci vuole l’esorcista, anzi, facciamo l’esorciccio, il livello è da commedia, anche quando l’analisi si approfondisce (si fa per dire) per illuminare l’intera destra e addirittura il suo elettorato.

Il disegnatore Makkox ha detto che siamo un Paese di ignoranti, quindi è normale che vinca la destra. Proprio in quei giorni una sua vignetta, sul Foglio, illustrava un articolo in cui si sosteneva che Prezzolini fosse allievo di Longanesi. Ammazza che cultura… Prezzolini aveva già fondato la Voce quando Longanesi era troppo giovane per frequentare l’asilo. Il grande Leo si sarà girato nella tomba dal ridere.

Pubblicato da edizioni24

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