Pensioni, smascherate le balle dalla sinistra

By Valentina Menassi (Il Giornale)

In questi giorni sono tantissime le critiche da parte della sinistra nei confronti della riforma pensionistica. Il tema in questione è sempre stato particolarmente complesso e al centro del dibattito. Inoltre si sa, i fondi a disposizione sono limitati e l’esecutivo ha dovuto fare, come tutti i governi, delle scelte specifiche. A questo proposito è bene saper distinguere determinate dinamiche in merito al mondo previdenziale e le fake news diffuse su Quota 103.

Quota 103 è stata molto contestata negli ultimi tempi. Per comprendere la natura di questa novità è importante confrontare questa misura con la tanto contestata Legge Fornero. Il paragone tra i due è stato spesso proposto dalla sinistra nei talk politici affermando che la Legge Fornero fosse meglio di Quota 103, ma è davvero così? I numeri parlano chiaro: con Quota 103 è possibile andare in pensione a 62 anni di età e 41 di anzianità contributiva. Le stime specificano che con questa opzione previdenziale ci saranno fino a 50mila pensioni in più dal mondo del lavoro nei prossimi due anni. Con la legge voluta da Elsa Fornero, invece, si andava in pensione a 67 anni di età o 42 anni e 10 mesi di anzianità di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

La legge Fornero ha causato migliaia di esodati, si tratta di cittadini che sarebbero dovuti andare in pensione e che con le regole introdotte dal governo guidato da Mario Monti si sono ritrovati senza assegno e senza lavoro. Questo aspetto non viene messo sul piatto della bilancia quando vengono contestate le nuove misure pensionistiche che porterebbero a questa conseguenza. Bisogna poi specificare le differenze tra le due misure in merito alla flessibilità in uscita, questa non si verificava con la legge Fornero a differenza di Quota 103.

Dopo aver analizzato le teorie pensionistiche che sono state oggetto di strumentalizzazione politica, è importante ricordare che l’obiettivo di legislatura è Quota 41. Con la misura sono necessari 41 anni di contributi versati per andare in pensione. Nello specifico 41 anni e 10 mesi per le donne, 42 anni e 10 mesi per gli uomini e, per i lavoratori precoci di qualunque sesso, 41 anni. Una misura che agevola maggiormente rispetto alla Legge Fornero.

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