Ancora una manciata di giorni e avverrà il consueto passaggio dall’ora legale a quella solare: anche se recupereremo un’ora di sonno (le lancette si spostano indietro di un’ora), sono milioni gli italiani che non riusciranno ad adattarsi immediatamente al cambiamento di orario che, seppur minimo, provoca certamente alcuni “effetti collaterali”.
Le statistiche ci dicono che ben una persona su tre soffre del cambio d’ora e riguarda soprattutto due categorie: chi va a letto tardi, i cosiddetti “nottambuli” e i loro opposti, ossia coloro che vanno a dormire presto ma si alzano all’alba. Del primo caso fanno parte circa il 20% delle persone, nell’altro siamo nell’ordine del 10%: lo ha spiegato al Corriere il prof. Luigi Ferini Strambi, primario del Centro di Medicina del Sonno dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano e professore ordinario di Neurologia alla Facoltà di Psicologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
C’è un metodo, però, che consente di attenuare in maniera anche importante gli effetti del cambio d’ora: la regola del “3-2-1” è stata inventata dal professor M. Safwan Badr, direttore del dipartimento di Medicina interna della Wayne State University School of Medicin, a Detroit. In pratica bisognerebbe smettere di mangiare tre ore prima di quando si va a dormire così da evitare che la digestione possa interferire con l sonno; finire l’attività lavorativa due ore prima di andare a dormire e smettere con l’utilizzo di pc, smartphone e tablet un’ora prima di mettersi a letto in maniera tale che si possa favorire la produzione dell’ormone che aiuta a conciliare il sonno, la melatonina.
“In vista del cambio dell’ora, ma non solo, questa formula va bene perché aiuta a stabilire che entro una certa ora finisce la giornata e comincia la preparazione per andare a dormire”, ha dichiarato al Corriere il professor Liborio Parrino, docente Neurologia all’Università di Parma e responsabile del Centro del sonno dell’ospedale di Parma. “In generale, alle 21 inizia il ‘coprifuoco’, significa ‘rallentare i giri del motore’ eliminando l’uso dei dispositivi elettronici, guardando poca tv, parlando sottovoce, non arrabbiandosi, svuotando la testa da impegni e da idee scrivendoli su un foglio”.
Chi soffre di insonnia dovrebbe anche indossare “occhiali da sole per evitare che ci sia un’interferenza tra la luce naturale o artificiale e la produzione di melatonina”. Questo metodo può aiutare la produzione della melatonia perché la luce “può interferire non solo con quella endogena, prodotta quindi dall’organismo, ma anche con la quella esogena. In realtà, l’ideale sarebbe smettere di cambiare l’ora ogni sei mesi”, ha aggiunto Parrino. A prescindere dai consigli, tutti gli esperti sono concordi nel dire che per stare bene le ore di sonno consigliate sono almeno sette. Chi dorme di meno, nel tempo, può andare incontro a problematiche di vario tipo che spaziano dall’ipertensione alle difficoltà cognitive. “Si è visto che se si dormono sette ore si ha poco rischio di soffrire di ipertensione, di problemi cardiovascolari, di ipercolesterolemia o di diabete; se si dorme meno di cinque ore o più di dieci si corre un pericolo più alto”.