“Non è un colpo di Stato”. Prigozhin indagato per rivolta armata in Russia

Non l’ha definito un colpo di Stato, ma una “marcia per la giustizia” con destinazione Mosca. Così Evgenij Prigozhin, il fondatore e capo del gruppo paramilitare Wagner ha dichiarato guerra al ministero della Difesa russo, presieduto da Sergej Shoigu. Lo scontro tra i due è annoso, ma oggi ha vissuto una repentina evoluzione che l’ha portato al punto di non ritorno.

Dopo aver infatti accusato pubblicamente Shoigu e il capo dello Stato maggiore Valerij Gerasimov di “genocidio contro il popolo russo”, smentendo anche le principali menzogne sull’Ucraina propagate dal Cremlino in quest’ultimo lustro e mezzo, Prigozhin ha fatto la sua prima mossa alle 21:05 (ora locale), pubblicando sul suo canale Telegram uno dei sette audio con il quale il comandante dei mercenari che hanno conquistato Bakhmut ha lanciato la sua personale operazione contro la leadership militare del Paese, con l’obiettivo di decapitarla. Il casus belli è rappresentato da un presunto attacco missilistico ordinato da Shoigu in persona contro un “numero enorme” di combattenti Wagner che avrebbero perso la vita. Bombardamento mostrato da un video che mostrerebbe i cadaveri dei militari in un accampamento vicino a Rostov.

“Il Consiglio dei Comandanti del Pmc Wagner ha preso una decisione: il male rappresentato dalla leadership militare del Paese deve essere fermato”, dichiara il boss della Wagner in un altro audio. “Siamo in 25mila, unitevi a noi”, prosegue. Interviene allora il ministero della Difesa di Mosca, che in un comunicato scredita i messaggi minatori di Prigozhin definendoli una provocazione mediatica non conforme alla realtà. Nel frattempo l’ex colonnello russo Igor Girkin (nom de guerre Strelkov), uno degli uomini più importanti alla guida dei separatisti del Donbass nel 2014, commenta paventando un principio di colpo di Stato. Ma Prigozhin tira dritto: “Questo non è un colpo di Stato militare. È una marcia per la giustizia. Le nostre azioni non interferiscono in alcun modo con le truppe”.

Ad ogni azione, però, corrisponde una reazione. In una nota, il Cremlino fa sapere che il presidente Putin sta monitorando la situazione e sta prendendo tutte le misure necessarie. L’Fsb, i servizi segreti interni, annuncia l’apertura di un procedimento penale nei confronti di Evgenij Prigozhin, indagato per “rivolta armata” e ammutinamento. L’agenzia Tass rende noto che il Comitato nazionale antiterrorismo ha smentito le accuse diffuse da Prigozhin in quanto “non hanno alcun fondamento”.

Sui social inizia a circolare anche un appello del generale SergejSuroivikin, l’ex comandante in capo delle forze russe in Ucraina, che in un filmato invita i componenti del gruppo Wagner a deporre le armi: “Mi rivolgo alla leadership, ai comandanti e ai combattenti della Pmc Wagner: insieme a voi abbiamo percorso un cammino difficile. Insieme a voi abbiamo combattuto, abbiamo rischiato, abbiamo subito perdite, ma abbiamo vinto insieme. Abbiamo lo stesso sangue. Siamo guerrieri. Vi invito a fermarvi. Il nemico sta aspettando che la nostra situazione politica interna si aggravi. Non dobbiamo fare il gioco del nemico in questo momento difficile per il Paese. Bisogna farlo prima che sia troppo tardi: obbedire alla volontà e all’ordine del Presidente della Federazione Russa eletto dal popolo. Fermare le colonne e riportarle nelle loro posizioni permanenti e nei loro luoghi di concentrazione”. Ma Prigozhin non molla e continua ad aggiornare i suoi fedelissimi su Telegram. “La maggior parte dei soldati ci sostiene! Riceviamo questi messaggi: ‘Grazie, ragazzi! Finalmente ci sarà giustizia nell’esercito! Finalmente vi assicurerete che riceviamo munizioni e che smettano di buttarci nel tritacarne!”.

Da Kiev, intanto, esultano: “La fragile dittatura di Putin è caduta: hanno cominciato a rosicchiarsi a vicenda per potere e denaro. Ora spetta alle nostre brigate d’assalto liberare l’Ucraina e quei territori che vogliono far parte del nostro potente, invincibile e glorioso Paese”, ha detto il capo degli 007 ucraini Kirill Budanov.

Lapidaria invece l’osservazione dell’account ufficiale dell’esercito ucraino, che in un tweet ha scritto: “Stiamo guardando”. Sul campo tutto tace, mentre dal fronte trapelano notizie non confermate di schermaglie tra soldati della Wagner e commilitoni dell’esercito regolare intorno all’area di Bakhmut. Il ministero della Difesa russo, rivela Ria Novosti, ha registrato un aumento della concentrazione delle brigate ucraine in direzione Bakhmut, collegando questa mossa al caos scaturito dai proclami di Prigozhin.

Prigozhin preannuncia movimenti notturni: “Tutti i patrioti della Russia, e non i fan di un governo debole che ha tradito gli interessi dello Stato, scendano in piazza, troveremo le armi. Questa notte risolveremo la questione dei traditori che hanno disonorato la Russia. I loro nomi sono Shoigu, Gerasimov”. Secondo il media indipendente russo Meduza, il comportamento del capo della Wagner in queste ultime ore avrebbe sorpreso in tanti all’interno del cerchio magico del Cremlino. Fonti vicine al capo dello Stato russo riferiscono infatti a Meduza di una mancanza di coordinamento tra Prigozhin e Putin.

Secondo una fonte citata dalla Bbc, l’Fsb ha alzato il livello di allerta nella capitale e a Rostov. Lungo l’autostrada del Don, che collega Mosca, Voronezh e Rostov, l’Fsb coadiuvato da unità speciali della Guardia nazionale (Rosvgardija) sta controllando il traffico con dei posti di blocco. Alle forze dell’ordine dispiegate è stata data l’autorizzazione a sparare in caso di minaccia. Il servizio russo dell’emittente di Stato britannica può confermare inoltre che è stato attivato il “piano Fortezza“: i dettagli di questa iniziativa d’emergenza sono coperti da segreto di Stato, ma una delle misure note è la chiusura sia in entrata che in uscita dell’edificio del ministero dell’Interno. Camionette, blindati e altri mezzi dell’esercito sono stati visti nel centro di Mosca e nei pressi della Duma di Stato.

Il rischio scatenato dal signore della guerra russo dunque è quello di creare un’insanabile frattura all’interno non solo delle forze armate, ma anche dei gruppi di potere in Russia. In uno dei suoi numerosi discorsi, Prigozhin ha infatti voluto precisare che la Rosgvardija e gli altri rami della sicurezza nazionale non sono coinvolti in questa sua disputa con il ministero della Difesa, salvo poi fare marcia indietro, offrendo alla Guardia nazionale di unirsi a lui per evitare che “le cose vadano male”. Questo regolamento di conti potrebbe portare alla formazione di fazioni opposte, se il tentativo di eliminare il comando militare del Paese dovesse riuscire. Le prossime ore saranno cruciali.

Pubblicato da edizioni24

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