“Mio padre, Walter Chiari, un anarchico di destra che non sopportava i comunisti”

“Era nato nel 1924, prima dell’entrata in guerra diceva che si viveva bene, era il rimpianto di una giovinezza felice e avventurosa. Sua madre, cioè mia nonna, era fascista. Walter è un nome tedesco che vuol dire condottiero del popolo, il fratello di papà si chiamava Benito” racconta Simone Annichiarico. Suo padre era Walter Chiari una leggenda della televisione nazionale e del teatro. In una lunga intervista al Corriere della Sera, racconta quel padre che ad ogni inizio spettacolo diceva “Un saluto alla prima fila e alla decima. Lui nella Decima Mas durante il fascismo aveva militato davvero. Dopo, non sopportò l’egemonia culturale della sinistra. Ma lo ricordo quando mi diceva, Simone, non hai capito che io sono più a sinistra di tutti, era solidale, siamo tutti uguali, diceva”.

Simone, che ha 52 anni, scoprì per caso che il padre era stato in carcere per droga: “Ne parlai con papà, ma non lo riteneva rilevante. Io sapevo dei suoi vizi. Fu Marisa Maresca, la soubrette, che lo prese come capocomico per portarselo a letto, a introdurlo alla cocaina. A fine spettacolo papà si allontanava con la ballerina di turno, la cocaina era legata al sesso, era timido e lo sbloccava, era il suo Viagra”.

Sulla sua tomba, Walter ha voluto mettere il celebre epitaffio. Ironizzava sulla morte “Quando morì sua madre, che aveva 84 anni ed era zoppa, lo chiamai costernato, papà com’è successo? Mi disse che si era iscritta a una gara di motocross a Barletta, all’ultima curva era caduta. Morta sul colpo senza soffrire. Tutta una balla. Scoppiai a ridere, quel giorno mi tolse la paura della morte”.

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