Mafia, commissione ispettiva a Bari. La sinistra non ci sta: “Atto di guerra”, ma il Viminale la zittisce

By Massimo Balsamo

Clima rovente a Bari. Il ministero dell’Interno ha nominato una commissione di accesso in seguito all’inchiesta “Codice interno”, con cui la Procura aveva acceso i riflettori sui legami tra mafia, politica e imprenditoria cittadina. A comunicare la decisione al sindaco Antonio Decaro è stato il ministro Matteo Piantedosi, ma il primo cittadino non ha accolto la notizia di buon grido. Anzi, ha parlato di un “un atto di guerra” nei confronti della città. Il dem ha infatti denunciato quello che viene considerato il primo passo per verificare lo scioglimento del consiglio comunale. I parlamentari dem hanno persino parlato di“atto di violenza inaudita”. Ma a fare chiarezza ci ha pensato il Viminale: l’ispezione non è finalizzata allo scioglimento del comune.

Andiamo per gradi. L’attacco è partito da Decaro con una lunga filippica su Facebook. Dopo aver confermato il dialogo con Piantedosi sulla nomina della commissione di accesso, il primo cittadino di Bari ha sottolineato che tra gli arrestati figurano tra gli altri l’avv. Giacomo Olivieri e la moglie, consigliera comunale eletta nelle file di centrodestra: “Gli stessi soggetti che nel 2019 hanno portato in Consiglio Comunale due consiglieri arrestati per voto di scambio, ora spingono per lo scioglimento di un grande capoluogo di regione, evento mai successo in Italia, nemmeno ai tempi dell’inchiesta su Mafia Capitale”. Con toni tutt’altro che ponderati, Decaro ha parlato di “atto gravissimo” che “mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio (guarda caso) alla vigilia delle elezioni. Elezioni che il centrodestra a Bari perde da vent’anni consecutivamente”. Tranchant la presa di posizione della segretaria Elly Schlein, che s’è definita addirittura”basita”: “Una scelta che arrivando a tre mesi dalle elezioni sembra molto politica, facendo seguito all’iniziativa di alcuni parlamentari della destra e di due membri del governo e non avendo nemmeno esaminato la documentazione presentata dall’amministrazione del sindaco Decaro. Non si era mai visto ed è molto grave”.

L’ondata di attacchi al Viminale e al ministro Piantedosi ha coinvolto l’intera sinistra, persino sindaci di altre città. Ma la versione di Decaro è stata smontata dal ministero dell’Interno, la teoria del primo passo per sciogliere il consiglio comunale di Bari si è sciolta come neve al sole. In relazione al provvedimento di accesso ispettivo, il dicastero di Piantedosi ha precisato “lo stesso si è reso necessario in esito ad un primo monitoraggio disposto dal Viminale circa i fatti emersi a seguito dell’indagine giudiziaria che ha portato a più di 100 arresti nel capoluogo pugliese e alla nomina, da parte del Tribunale, ai sensi dell’art. 34 del codice antimafia, di un amministratore giudiziario per l’azienda Mobilità e Trasporti Bari spa, interamente partecipata dallo stesso Comune”. Ma è un altro il punto. Il Viminale ha rimarcato che “l’accesso ispettivo, disposto ai sensi di specifiche previsioni di legge, a Bari come in altri diversi enti locali per analoghe circostanze, non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento del Comune bensì ad un’approfondita verifica dell’attività amministrativa, anche a tutela degli stessi amministratori locali che potranno offrire, in quella sede, ogni utile elemento di valutazione”.

Le solite polemiche strumentali, niente di nuovo all’orizzonte, anche se la sinistra continuerà la sua campagna denigratoria nei confronti del governo. Per smentire certe sparate sono sufficienti i numeri, fondamentali per archiviare certe teorie complottiste. Come evidenziato dal sottosegretario Nicola Molteni, l’esecutivo Meloni ha sciolto 15 comuni di cui 4 di centrodestra, 3 di centrosinistra e 8 guidati da liste civiche: “Sono dati che dimostrano come le attività portate avanti dalle prefetture e dal Viminale siano ispirate sempre e solo da criteri oggettivi all’insegna della neutralità. Non sono ‘atti di guerra’ come li ha definiti il sindaco Decaro in maniera del tutto irresponsabile”.

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